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28 gennaio 2025

Castelfranco

IL PRIMO CENTRO PER MISURARE IL DOLORE DI CHI NON COMUNICA

Presentato ieri. Da tutto il Veneto a Castelfranco per imparare

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IL PRIMO CENTRO PER MISURARE IL DOLORE DI CHI NON COMUNICA

CASTELFRANCO - Malati dementi, oncologici terminali, traumatizzati gravi sono pazienti difficili perché non comunicano come gli altri: ma allora come capire quando hanno dolore? E’ un problema che ha scervellato per anni gli studiosi di tutto il mondo e che riveste sempre maggiore importanza visto che, con l’aumento dell’età media della popolazione aumentano anche le demenze senili. Nell’Ulss 8 si stima, sono oltre 400 i nuovi casi di malati di demenza all’anno e, ad oggi, se ne contano circa 2500, l’1% della popolazione totale.

Da relativamente poco tempo sono state create delle scale di misurazione che mirano a stimare l’intensità del dolore in questi pazienti mediante segni indiretti: mimica facciale spontanea o, in seguito ai comuni atti di assistenza, impossibilità di muovere parti del corpo ed altro.

Una di queste scale di misurazione è stata ideata dalla professoressa Andrea Lynn Snow dell’Università di Alabama negli Stati Uniti, esperta mondiale di demenza, che è stata ospite dell’Ulss 8 nell’ambito del convegno “HPH e misurazione del dolore nel paziente non comunicante” in Sala Convegni all’Ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto questa mattina, lunedì 24 maggio, stato realizzato dall’Ulss 8 in quanto Centro di Coordinamento Regionale HPH (Ospedali che promuovono la salute) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Molte le autorità. Oltre al direttore generale dell’Ulss 8, Renato Mason, il direttore dei servizi sociali, Gina Luigi Bianchin, il direttore sanitario, Paola Corziali, erano presenti il sindaco di Castelfranco, onorevole Luciano Dussin, il presidente della Conferenza dei sindaci, dottor Fiorenzo Berton, il Coordinatore nazionale HPH, dottor Carlo Favaretti, il coordinatore Rete Veneta HPH e direttore Cure Primarie Distretto Socio sanitario n. 2 dell’Ulss 8, dottor Simone Tasso, il dottor Giorgio Capovilla presidente Centri Servizi, il dottor Carlo Gabelli, responsabile Regionale del CRIC (Centro Cura e Ricerca Invecchiamento cerebrale) ed i docenti universitari, professor Francesco Ambrosio e Renzo Zanotti della Università di Padova. Importante anche la presenza di Franca Ferello, presidente della Federazione veneta solidarietà Alzheimer che nella tavola rotonda esprimerà il punto di vista dei familiari di questi pazienti.

“All'interno della popolazione che soffre il paziente non comunicante costituisce un ulteriore sottogruppo che rischia di essere considerato non valutabile per cui spesso gli operatori socio-sanitari non entrano nemmeno nel merito di una possibile sofferenza. E' importante quindi codificare, valutare e monitorare il grado di sofferenza dei pazienti che non riescono ad esprimerla per poterla affrontare con tempestività ed efficacia”, ha commentato il direttore dei servizi sociali dell’Ulss 8, Gian Luigi Bianchin, all’apertura del convegno. Quindi è intervenuto il Presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 8, dottor Fiorenzo Berton che ha affermato: “Anche su questo tema la nostra Regione si dimostra antesignana rispetto ad una questione così delicata con il dolore nelle persone che non parlano”.

La professoressa Snow ha presentato la propria scala di misurazione, recepita dalla Regione Veneto come la scala da adottare nel proprio territorio per misurare il dolore di questi pazienti particolarmente sfortunati e fragili.

La Regione Veneto, attraverso l’Ulss 8, risulta essere la prima in Italia ad adottare ufficialmente una scala per questa delicata tipologia di pazienti. Con l’autorizzazione ed il supporto della professoressa Snow, infatti, l’Ulss 8 ha messo a punto un corso di formazione (manuale e video) per formare gli operatori sanitari (medici ed infermieri) all’utilizzo di questa scala.

La dottoressa Snow ha sottolineato come, per creare una vera sensibilità attorno al dolore, sia necessario superare molti limiti legati sia al paziente e ai familiari, spesso timorosi nell’affrontare il dolore attraverso farmaci che potrebbero innescare dipendenza, i medici, ed il sistema sanitario in generale. Per questo è necessario un sistema di prevenzione ed educazione strutturato che la stessa Snow ha concretizzato nel progetto “Noppain” che consiste nell’utilizzare una scheda di valutazione per ciascun paziente, all’interno del quale vengono stimati e valutati comportamenti che potrebbero essere le spie del dolore.

Al completamento della scheda l’operatore è in grado di ottenere un punteggio che, se superiore una certa soglia, permette di affermare che il paziente, pur non comunicante, prova dolore, e si rende necessario intervenire con una terapia che riduca la sofferenza.

Alla presentazione della nuova scala di misurazione seguirà, a giugno a Castelfranco, un primo corso di formazione per i circa trenta formatori individuati dalle Ulss del Veneto (parte orientale) i quali saranno poi chiamati ad educare gli infermieri, gli assistenti domiciliari e gli operatori socio-sanitari della propria Ulss di riferimento. Un secondo corso di formazione, per i referenti delle Ulss del veneto (parte occidentale) è previsto a Vicenza ad ottobre.

Alla luce del valido ed importante lavoro svolto (primo in Italia) nella realizzazione del corso di formazione, la Lega Tumori, rappresentata dalla dottoressa Maria Teresa Rossato Villanova Consulta Provinciale Lega Italiana Lotta contro i Tumori, ha consegnato un Oscar alla dottoressa Snow e all’attore castellano Giuliano Tonin che, superata la selezione, ha interpretato con grande professionalità la difficilissima parte del paziente demente riuscendo ad esprimere i diversi livelli di dolore con la sola mimica facciale e gli altri segni “non verbali” di questi pazienti (es. lamenti, ghigni ).

“E’ una dimostrazione di come la Lega Tumori si occupi dei propri pazienti a tutto campo – commenta l’impegno della Lega Tumori in questo campo il dottor Simone Tasso, coordinatore Regionale HPH che ha organizzato la giornata -, in linea con quanto previsto dalle raccomandazioni dell’OMS, cioè non limitandosi ad investire sulla lunghezza della sopravvivenza ma anche nel dare la migliore qualità di vita possibile ai propri pazienti anche e soprattutto nei momenti più tragici cioè quando in fase terminale non riescono più a comunicare”.

(fonte Ulss 8; foto da web)

 


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