In provincia di Treviso 458 imprese chiuse in tre mesi: meno negozi ma aumentano i servizi
Sartorato, presidente Unione provinciale Confcommercio: "Il terziario sta cambiando pelle"
| Isabella Loschi |
TREVISO - In provincia di Treviso i primi tre mesi dell'anno hanno registrato una perdita di 458 imprese, di cui 225 nel commercio e 78 del turismo, mentre nei servizi si osserva un saldo positivo di 165 unità. Complessivamente le imprese registrate nella Marca ammontano a 62.018 di cui 57.720 attive, di queste, ben 36.671 appartengono al terziario: 15.522 nel commercio, 4.229 nel turismo, 16.920 nei servizi.
Questi i dati emersi dal secondo Report del 2024 curato dall'Osservatorio congiunturale della Confcommercio provinciale. Sebbene sia stato registrato un lieve peggioramento nei ricavi nel mese di marzo 2024, le aziende intervistate prevedono un miglioramento nel prossimo trimestre, pur attendendo una lieve flessione del quadro occupazionale. In relazione al comparto turistico, durante l'anno le aspettative sono per un aumento sia della clientela italiana (20,7%) che della clientela straniera (27,9%). Infine, il 22,5% delle imprese ritiene che i turisti spenderanno più che in passato, in particolare in pubblici esercizi e in alberghi. La percentuale di imprese che prevedono un aumento dei ricavi in vista dei ponti del 2024 sale al 14,7% e al 18,9% rispettivamente per i pubblici esercizi e gli alberghi.
“Nonostante i segnali di crisi, le imprese del terziario trevigiano dimostrano, ancora una volta, grazie ad alcuni indicatori prospettici che vanno verso il meglio, di essere “resilienti” alle ondate. Certamente, dobbiamo prendere atto non di una semplice crisi, ma di una metamorfosi del commercio - commenta la presidente dell'Unione provinciale Confcommercio, Dania Sartorato - .Il terziario sta cambiando pelle, là dove chiude una vetrina, probabilmente apre un ambulatorio medico privato o un servizio di “consulenza bollette”. Questo è il cambiamento cui stiamo assistendo. Sicuramente registriamo la chiusura di 225 imprese del commercio, ma in compenso hanno aperto 165 imprese dei servizi, compensando così l’intero comparto”. “Molte sono le motivazioni, mi concentro sulle tre principali “interpretazioni”: dalla conclusione del passaggio generazionale, alla quota di commercio passata dalla dimensione fisica a quella digitale, alla perdita di potere attrattivo di alcune strutture urbane e cittadine. A tutto questo si aggiunge la perdita di potere di acquisto dei consumatori che oggi, soprattutto per alcune categorie di beni, cercano soluzioni più economiche. In questa metamorfosi – come Confcommercio – ribadiamo oggi più che mai, con forza, il valore del commercio di prossimità, inteso come presidio sociale e come linfa delle città, dei quartieri, paesi e centri urbani. La prossimità è relazione, è economia, è inclusione, è sostenibilità. La quota di commercio che resiste, è una quota di imprese che ha saputo trasformarsi e consolidarsi egregiamente”.
“La sostanziale stabilità dei flussi turistici durante i ponti, condizionati particolarmente dalla variabile meteo e prevalentemente legati alla clientela italiana, la propensione ottimistica sia dei pubblici esercizi che degli alberghi rispetto ai ricavi delle proprie imprese, l’apprezzamento (intorno al 22%) per la prospettiva di aumento di spesa da parte sia della clientela straniera che italiana, sono aspetti considerevoli del focus che ci indicano un ottimo stato di salute del comparto turismo - sottolinea Giovanni Cher, presidente di Federalberghi Treviso- Ci si sta concentrando su mercati stranieri che stanno diventando interessanti per la nostra provincia, come il mercato cinese e gli Emirati".
“Il primo trimestre di quest’anno ci restituisce uno scenario complessivamente positivo. L’indicatore relativo alla capacità delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario, superiore alla media nazionale, è stabile e le prospettive di incremento nel mese di giugno rappresentano sicuramente un segnale incoraggiante. Per quanto riguarda l’accesso al credito, assistiamo sì a una leggera diminuzione delle richieste da parte delle imprese, ma al contempo notiamo l’aumento di coloro che vedono accolta interamente e parzialmente la propria domanda di credito. Le politiche monetarie attuali determinano un maggior costo del credito rispetto al passato, tuttavia, il miglioramento del giudizio degli imprenditori sui tassi applicati può costituire un ulteriore elemento che, nel complesso, va a rafforzare il rapporto di fiducia reciproca tra gli istituti di credito e la comunità”, conclude Francesco Piccin, Capoarea Banca Prealpi SanBiagio.
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