Il regista lirico tunisino Denis Krief: "Giovani non emigrino per trovare solo povertà e criminalità"
"In Tunisia, sottovalutato il dramma del Covid e ora non ci sono più né turismo né democrazia"
TUNISIA - "Provo una grande pena per la situazione attuale in Tunisia, il mio Paese natale ma che ho lasciato oramai da ben 46 anni per vivere oggi in Italia, dividendomi fra Roma e Trapani. Pena anzitutto per come l'attuale governo abbia sottovalutato il dramma del Covid, in una nazione che pure ha sempre goduto di un buon sistema sanitario a partire dell'epoca del presidente Bourghiba che era un autentico democratico. Ora, la democrazia non c'è più in Tunisia... e non c'è più neanche il turismo". E' il grido d'allarme che lancia il regista tunisino Denis Krief, raggiunto dall'AdnKronos in Sicilia prima della prova generale del 'Don Giovanni' per la stagione del Luglio Trapanese.
"Purtroppo, la politica internazionale ha guastato tutto, come spesso accade - lamenta Krief - I fanatismi si sono impadroniti del pensiero e del potere e tutto ciò non mi fa ben sperare per il futuro della Tunisia; anche se non ci vivo più, ne sono profondamente dispiaciuto. Con Bourghiba, c'era la democrazia, le donne erano libere, abbiamo avuto leggi sul divorzio, sull'aborto, sulla contraccezione persino prima dell'Italia... Era un Paese per molti versi all'avanguardia, le ragazze andavano al mare con il bikini magari scandalizzando le vecchie generazioni".
Poi, "l'islamizzazione è stata deleteria anche per la Tunisia, i fondamentalismi e poi quella che veniva definita erroneamente come 'primavera araba' non hanno assolutamente portato nulla di buono, tutt'altro. La democrazia e i diritti ci sono stati prima, non dopo. Ora, spero solo che riescano a domare la crisi sanitaria. E che convincano i giovani a non salire sui barconi per andare in Italia e nel resto d'Europa, che non si facciano facili illusioni: arrivano nelle estreme periferie delle città, per restare poveracci o diventare delinquenti di manovalanza per le piccole e grandi mafie locali", avverte il regista tunisino Denis Krief. (di Enzo Bonaiuto)