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22 dicembre 2024

Vittorio Veneto

Revine Lago, il Comitato Difesa Laghi boccia il nuovo piano acustico approvato dal comune

“Bisogna completare la realizzazione del parco naturale, applicare le norme di protezione degli habitat previste dalle direttive europee e utilizzare i fondi pubblici disponibili per misure di riconversione e rinaturalizzazione delle sponde e della zona"

| Claudia Borsoi |

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Laghi di Revine

REVINE LAGO – Si aspettavano dal nuovo piano acustico una maggiore tutela acustica del parco dei laghi di Tarzo e Revine Lago e delle sue aree limitrofe. Il Comitato Difesa Laghi di Revine boccia il documento portato dalla giunta comunale in consiglio comunale ad ottobre ed approvato a maggioranza (contrari i consiglieri Doris Carlet e Francesca Bottega, astenuto il consigliere Boris Bottega).

 

“Riteniamo estremamente grave e pericolosa la scelta degli amministratori locali di Revine Lago, guidati dal sindaco Magagnin, di adottare un piano acustico che di fatto impone una riduzione delle norme di tutela acustica nelle zone adiacenti ai laghi – afferma il Comitato -. Invece che procedere sulla strada della realizzazione del parco nel rispetto delle norme di tutela europea già esistenti, il sindaco procede in senso opposto con piccole manovre di deregulation ambientale, peraltro di dubbia regolarità come evidenziato dal chiaro intervento della consigliera Carlet” che, ricordando che i laghi sono un Sito natura 2000, in aula ha auspicato di “garantire una tutela rafforzata dei laghi. Con questo piano di zonizzazione acustica, la zona dei laghi subisce una riduzione di tutela. Si tratta – ha ricordato la consigliera - di una zona che ha una tutela data dall’UE e questa tutela permette di ottenere dei contributi per poter fare delle cose. Mi chiedo se non fosse necessaria una Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) per confermare questo piano acustico”.

 

Dal Comitato infine un appello: “Bisogna completare la realizzazione del parco naturale, applicare le norme di protezione degli habitat previste dalle direttive europee e utilizzare i fondi pubblici disponibili per misure di riconversione e rinaturalizzazione delle sponde e della zona limitrofa, operando per consegnare alle future generazioni questo patrimonio naturale unico e prezioso”.

 


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