Rizzo beccato dalla madre. Aveva inscenato il suicidio
Gli inquirenti stanno ricostruendo i giorni della latitanza. Non si è ancora trovata l’ascia
| Matteo Ceron |
CONEGLIANO/ARCADE – Rimangono ancora molti nodi da chiarire nella vicenda che vede per protagonista Stefano Rizzo, il 54enne ora in carcere con l’accusa di tentato omicidio, arrestato ieri dai carabinieri ad Arcade.
L’uomo è accusato di aver aggredito con un’ascia, o un grande coltello (l’arma non è ancora stata ritrovata), l’ex moglie, Gianangela Gigliotti, 54 anni, nella sua abitazione di Parè di Conegliano.
Rizzo è stato arrestato in casa della madre, appunto ad Arcade. Quando i carabinieri hanno bussato alla porta ha tentato di nascondersi in cucina. Poi, quando ha capito che la sua fuga era finita, si è lasciato portare via dai militari senza reagire.
La madre gli aveva appena preparato da mangiare, l’uomo comunque, secondo quanto emerso, era arrivato lì da poco, quindi nei confronti della congiunta non si può ipotizzare il reato di favoreggiamento.
L’abitazione della madre, come quella di altri parenti, oltre che il luogo di lavoro, in questi quattro giorni di latitanza erano stati costantemente monitorati dai carabinieri.
Rizzo, quando è stato portato via, ha fornito una versione tutt’altro che credibile: ha raccontato ai carabinieri che ad aggredire la moglie erano stati due slavi che l’avevano pure legato. Ipotesi scartata immediatamente dagli inquirenti: con la fuga e la conseguente latitanza avrebbe praticamente ammesso la sua colpevolezza.
Che cosa abbia fatto nei giorni successivi all’aggressione non è ancora stato però chiarito, come pure non è stata fatta luce sul possibile aiuto da parte di amici o conoscenti.
L’uomo ha tentato di far credere di essersi suicidato. Per questo avrebbe fatto scivolare in acqua, alla foce del Piave a Cortellazzo (Ve), la Panda di proprietà della sua ditta (la Asco Tlc) con cui era stato a casa dell’ex e poi era fuggito. Aveva anche comunicato all’attuale compagna la volontà di togliersi la vita ed aveva fatto ritrovare i documenti sulla riva.
Stando al suo piano, secondo quanto ipotizzano i carabinieri, si sarebbe potuto immaginare che il corpo sarebbe stato portato via dalla corrente finendo in mare, avrebbero smesso di cercarlo e lui intanto sarebbe fuggito. Un piano naufragato ben presto. Pare che Rizzo sia tornato a casa dalla madre usando una bicicletta e forse anche a piedi.
Non è ancora chiaro nemmeno il motivo che può aver spinto Rizzo ad andare a casa dell’ex moglie armato di un’ascia, aggredendola dopo essere entrato di soppiatto da una portafinestra sul retro dimenticata aperta. Si è parlato di motivi di natura economica dovuti al mantenimento del figlio, anche se potrebbe esserci dell’altro.
I due dal momento della separazione non avevano più avuto contatti diretti, comunicavano solo tramite gli avvocati. Domani avrebbero dovuto avere un ulteriore incontro sempre per questioni legate alla separazione, forse la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
La donna è ancora in ospedale, è considerata fuori pericolo di vita, ma versa ancora in prognosi riservata.