Si addormenta, ma al suo risveglio scopre di essere stata in coma per sei settimane
La storia di Jody Foster, 44 anni
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Una donna di Manchester ha raccontato come vent’anni fa una malattia mai diagnosticata l’avesse devastata al punto da addormentarsi una notte per poi risvegliarsi dal coma dopo sei settimane. Al suo risveglio i medici le comunicarono la causa: diabete di tipo 1. Ora, la tecnologia di un pancreas artificiale le permette di vivere al meglio la sua condizione. Questa è la storia di Jody Foster, 44 anni, che nonostante le ripetute visite per un malessere durato un anno, dovuto a un repentino calo del peso e a uno strano offuscamento della vista, le è stato diagnosticato erroneamente un disturbo alimentare scaturito dall’ansia. Quindi, le vennero prescritti ansiolitici che decise consapevolmente di non assumere.
Ciò fu d’aiuto per capire che la natura del suo costante senso di sete non era causato dall’assunzione dei farmaci, come a detta del medico. Tuttavia la situazione andava peggiorando quando cominciò a parlare in modo confuso e a dimenticarsi ogni cosa, tant’è che il manager per cui lavorava part-time, durante il suo periodo come studentessa in psicologia, la convocò sospettando che Jody in realtà stesse abusando dell’alcool. Provata dalla sua condizione, decise di tornare a vivere insieme ai suoi genitori: decisione che le ha permesso di avere salva la vita, perché furono in grado di soccorrerla quando durante la prima notte entrò in coma diabetico per trascorrere poi le successive sei settimane in terapia intensiva.
Comunicata la diagnosi, Jody afferma: «Ho pensato: 'Posso gestirlo'. Almeno sanno che non ho un disturbo alimentare e che non sto impazzendo». L’esperienza le ha fatto capire come sia difficile per una persona tenere monitorati i livelli di zucchero nel sangue e così decise di cambiare le sue prospettive di carriera laureandosi in infermieristica specializzata per il diabete. Oltre ai rischi e ai danni causati da una scarsa attenzione alla glicemia, Jody racconta per il Mirror come l’impatto psicologico sia spesso sottovalutato per il continuo monitorarsi durante i pasti, ma soprattutto in gravidanza, in cui, costretta a un parto cesareo, il gemello di suo figlio perse la vita. Oggi, grazie a un pancreas artificiale indossabile, capace di calcolare e rilasciare la corretta dose di insulina al bisogno, Jody è in grado di controllare maggiormente la sua malattia senza che sia questa a decidere della sua vita: «La gente dice: 'Sei tu che controlli il diabete, non dovrebbe controllarti'. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Ora, nell’ultimo anno o giù di lì, ho più controllo grazie al sistema che indosso».
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