È aprile 2022 e dopo due anni di pandemia, lockdown e smartworking, possiamo affermare con un certo sollievo che il peggio è passato.

Sarà mica il momento di tirare le somme di questo interminabile biennio?

Di considerazioni da fare ce ne sarebbero molte, ma soffermiamoci su un tema che ha davvero unito gli italiani, anche più della pizza fatta in casa: lo sport.

Ammettiamolo, tutti noi al quindicesimo giorno di reclusione forzata ci siamo improvvisati personal trainer di noi stessi, chi per i sensi di colpa, chi per trovare una via di fuga dall’inaspettata angoscia che ci era piombata addosso.

Questa situazione ha portato un netto cambiamento nelle abitudini degli sportivi nel nostro Paese: secondo Sport e Salute, soltanto il 24% degli adulti è iscritto a un centro sportivo, palestra o piscina. Il crollo, registrato durante il primo lockdown, non ha mai ripreso quota, con tutta probabilità a causa dei timori per il contagio ma anche per la riscoperta delle attività individuali indoor e outdoor.

Dal pilates alla corsa, dalla boxe all’aerobica, il boom dell’attività sportiva ha influito non solo sul nostro benessere, ma anche sul nostro stile: tute, top sportivi, scarpe da running hanno soppiantato jeans, camicie e tacchi. Non a caso, nell’estate del 2020, il New York Times Magazine ha realizzato una copertina dal titolo “Sweatpants Forever”, che suonava quasi come un nuovo motto per l’industria della moda. Al centro della pagina, appesi ad un’asta, sventolavano dei pantaloni da ginnastica, bandiera di questo nuovo stile di abbigliamento e di vita.

Il modo in cui ci vestiamo influisce chiaramente sulla nostra persona, su come ci sentiamo e approcciamo al mondo: Mellissa Huber, curatrice presso il Met’s Costume Institute, ha affermato che “in un certo senso, l'abbandono della sartoria verso un abbigliamento morbido e non strutturato è una forma di liberazione e di facilità per chi lo indossa, un modo per ridare priorità al comfort del corpo. Da un punto di vista psicologico, questo tipo di abbigliamento ‘morbido’ potrebbe fornire rassicurazione o conforto, e viceversa potere e libertà”.

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