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28 marzo 2024

Treviso

UN TERZO DEI TREVIGIANI HA UNO STIPENDIO DA FAME

Più colpiti i pensionati

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

UN TERZO DEI TREVIGIANI HA UNO STIPENDIO DA FAME

TREVISO – Un terzo dei trevigiani vive con uno stipendio da fame. Anzi, con una pensione da fame. Perché è difficile anche solo fare la spesa se si hanno in tasca cifre che superano a fatica i 500 euro al mese.

«A conti fatti sono mille euro lordi per 283.952 pensionati trevigiani – denuncia Pierluigi Cacco, segretario Spi-Cgil di Treviso – e con questi bisogna arrivare alla fine del mese». Se ci si aggiunge poi l’aumento del costo della vita, oppure la diminuzione del potere d’acquisto, che dir si voglia, allora la frittata sembra proprio fatta.

«I rendimenti stanno progressivamente calando e i pensionati perdono costantemente la loro capacità di spesa – rivela il segretario – la conseguenza è un impoverimento generale della fascia anziana». Per non parlare dei giovani lavoratori che ormai vedono la pensione come un lontano miraggio. Difficile, in queste condizioni, accettare di buon grado il diktat europeo, per dare una raddrizzata ai conti dello Stato, che il governo Berlusconi ha tradotto nella promessa di un innalzamento dell’età pensionabile (almeno a 67 anni dal 2026) e nell’apertura ai cosiddetti licenziamenti “per crisi”. Tanto che venerdì scorso circa 100 mila pensionati sono già scesi in piazza a Roma.

«Giù le mani dalle pensioni dei trevigiani – avverte Cacco – sono un popolo di lavoratori che se la sono meritata con una vita di duro lavoro e che oggi, a causa delle scelte del governo, se la vedono progressivamente impoverire».

Questo, però, non è un altolà a tutte le riforme. Anzi. Il sindacato ne chiede e dà pure una propria ricetta. «Adesso ci sono troppi rattoppi – fa il punto Lorenzo Zanata, responsabile del sistema previdenziale Spi-Cgil – bisogna riformare il sistema pensionistico attraverso l’unificazione degli istituti di previdenza per trovare delle economie che diano certezza ai futuri pensionati». Unire le forze per allentare la cinghia, insomma. Perché attualmente i rivoli (e i relativi spifferi) sembrano essere un po’ troppi.

Mauro Favaro

 


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