Archeologi contro Bastanzetti
L’esposto in procura si riferisce anche “all’esercizio abusivo della professione di archeologo”. Un’accusa che trova basito l’interessato
| Emanuela Da Ros |
VITTORIO VENETO - Se sei buono ti tirano le pietre, se sei cattivo ti tirano le pietre, qualunque cosa fai, dovunque te ne andrai, sempre pietre in faccia avrai. La canzonetta degli anni Sessanta, sotto la superficie da balera rockeggiante, contiene purtroppo una verità acclarata.
Spesso basta agire anche in buona fede per attirare verso di sè commenti o giudizi negativi. Pietre in senso metaforico, ma che comunque colpiscono. Nella faccenda che riportiamo le pietre, oltre che spessore figurativo, hanno peso materiale. E addirittura un valore archeologico. A rinvenirle sotto un manto vegetativo e terroso ultrasecolare è stato l’infaticabile Michele Bastanzetti. Che però oggi se le è anche viste lanciare contro, sotto forma di denuncia penale. Archeologi contro Bastanzetti. Per il momento a contrapporre i due soggetti vi è un esposto presentato presso la Procura della Repubblica di Treviso da parte dell’Ana, Associazione nazionale Archeologi, “finalizzato alla verifica di reato per ricerca archeologica non autorizzata, danneggiamento del patrimonio e, per la prima volta in seguito all’approvazione delle nuove normative nazionali, esercizio abusivo della professione di archeologo”. Accuse pesanti, certo, che hanno “stupito e amareggiato” l’interessato, convinto di aver proceduto correttamente e anzi di aver dato la propria disponibilità nel tentativo di valorizzare “un patrimonio di storia collettiva e identitaria”.
Il fatto. Una decina di giorni fa, il dottor Michele Bastanzetti incontra un’anziana residente sulle pendici del Monte Altare che gli racconta di come, da bambina, fosse solita giocare su un prato che si trovava sulla sommità, in una località chiamata Zercòl (circolo) situata più o meno tra il colle di San Paolo e il Monte Altare. Secondo la testimonianza dell’anziana al centro della radura si trovava una sorta di base rettangolare, rialzata rispetto al resto del prato, ma sulla quale crescevano la stessa erba e fiori selvatici presenti nel resto della radura. Incuriosito dal racconto, in una delle sue passeggiate sul monte Altare, Bastanzetti prova a individuare la porzione di prato dalle particolari caratteristiche. Vista la sua passione per la storia locale e le conoscenze acquisite dalla lettura di diversi testi, ipotizza che quel sollevamento del terreno potrebbe celare la pavimentazione di un'antichissima chiesetta, citata in alcuni documenti del 1255 e nella descrizione della diocesi di Ceneda del Tomasi, che però risale agli inizi del Novecento. La chiesetta di cui si è completamente persa traccia (anche documentaria in tempi recenti) è quella di San Zuane “collocata a un tiro di sasso da quella di Sant’Elisabetta”. Il prato verde su cui l’anziana giocava da bambina in realtà non esiste più: è sommerso da una vegetazione che scompostamente è cresciuta ovunque. Bastanzetti cerca comunque un varco in quel boschetto infestato soprattutto da edere rampicanti e osservando il terreno immagina di aver trovato quella ‘piattaforma’ rialzata a cui l’anziana residente faceva riferimento. Il 18 maggio, Michele Bastanzetti protocolla dunque in municipio una lettera in cui chiede al sindaco Miatto l’autorizzazione per poter pulire il sito e verificare se quello sia effettivamente il luogo in cui la chiesetta sorgeva.
“Tutto - spiega Bastanzetti - doveva essere verificato e ogni intervento, anche di semplice pulizia del manto verde doveva avere l'avallo del sindaco e dei proprietari del fondo, altrimenti non avrei ovviamente agito in nessun modo”. Il fatto è che Bastanzetti pensa che potrebbe trattarsi di una bella scoperta, e con tutti i condizionali del caso dà la notizia ai giornali. Le conseguenze. Dai media, i rappresentanti territoriali dell'Associazione nazionale archeologi, Michele Zanchetta e Claudia Pizzinato, vengono dunque a conoscenza della richiesta protocollata di Bastanzetti. E la reazione è durissima: un esposto alla Procura contro Bastanzetti, accusato - tra le altre cose - di esercizio abusi della professione di archeologo.” “Visto che sono stato accusato di reati gravi - sostiene Bastanzetti - devo dire, a mia difesa, che non mi sono mai spacciato per archeologo, che a parte una passione genuina e priva di tornaconto che mi ha spinto in tanti anni a denunciare il cattivo stato di conservazione di tanti manufatti e a cercare quindi di valorizzare il patrimonio collettivo, non mi sono mai sostituito ad alcun professionista che si occupi di storia, o arte o archeologia o ambiente. In questo caso inoltre non ho sottratto alcunché dal sito, ma mi sono premurato di avvisare subito l’autorità nella figura del sindaco. Quindi credo di aver agito correttamente, mettendomi eventualmente a disposizione per meri lavori di manovalanza nel caso si fosse provveduto a una pulizia del luogo da ramaglie e pruni”.
Nonostante l’esposto alla Procura, l’Associazione archeologi chiarisce che non si tratta di ‘nessuna azione ad personam’, che pur comprendendo la buona volontà dei residenti che vogliono valorizzare il proprio territorio e le proprie radici, la professione dell’archeologo è stata definita e tutelata da leggi specifiche, vista la sua importanza. “Pulire un sito, anche semplicemente liberandolo dalle ramaglie - spiega la portavoce dell’Ana - può compromettere lo studio del sito, non parliamo dello scavo effettuato da un professionista che non sia un archeologo: è un’operazione distruttiva perché incide su una porzione di terreno la cui stratigrafia non più ripetibile, è una pagina del libro della storia che si strappa. Ben venga dunque il coinvolgimento delle comunità locali nel segnalare siti di interessi, per altro già noti agli archeologi, ma la procedura va rispettata in modo severo e richiede l’immediato avviso alla Sovrintendenza, territorialmente competente, perché emanazione del Mibact”.
A oggi l’Associazione Nazionale Archeologi - in una nota - auspica un rapido accertamento dei fatti da parte delle autorità competenti e, qualora si dovesse procedere in sede giudiziaria, valuterà se procedere alla costituzione di parte civile. La segnalazione da parte di Bastanzetti di un sito che non si sa se sia effettivamente interessante dal punto di vista archeologico però c’è stata. E’ stata inoltrata al sindaco anziché alla Soprintendenza. E forse l’inghippo sta tutto qui. Per questo la stessa Ana invita i cittadini a informarsi accuratamente sull’iter anche relativo alle segnalazioni di siti interessanti, ricordando "che tutto ciò che si trova nel sottosuolo è patrimonio dello Stato".