Auto, moto e bici: la collezione di Roberto Zaffalon
E' il presidente del club Triumph Club Dolomite sprint di Pieve di Soligo
| Emanuela Da Ros |
PIEVE DI SOLIGO - Album dei ricordi (collettivi): la mattina del 15 febbraio 1965 John Lennon supera l’esame di guida. Al pomeriggio deve trovarsi negli studi di Abbey Road per incidere Ticket to ride, ma ha un po’ di tempo per festeggiare.
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Sale a bordo della decappottabile Herald Triumph 948cc di George Martin, il “quinto Beatle”, e si fa fotografare al volante. Sorride, forse pensando che la strada sarà sua. Se guardi la foto che documenta l’aneddoto, se ascolti Ticket to ride, se pensi ai Beatles, tu che negli anni Sessanta di memorabile hai fatto la Prima Comunione, ti senti parte di un mito. E così quando ti dicono Ma lo sai che in un garage di Pieve di Soligo c’è la prima auto di John Lennon?, ingrani la prima (un’espressione che a me fa venire in mente i baccelli, più che i motori) e corri a vederla. E a toccarla. E anche se scopri che quell’auto così cinematografica, così spettacolare (soprattutto se la confronti con la tua utilitaria con la pacca sul sedere), non è proprio quella di Lennon (o forse sì, ma ha importanza?) sei incuriositissima.
Anche perché accanto alla Triumph Herald Coupé azzurrina, trovi la coetanea Triumph TR4, col cruscotto di radica, la mezza marcia, le ruote a raggi con lo sperone (la descrizione è di una che sa di motori quanto di fisica quantistica). E trovi l’Alfa 75 Turbo America, e poi una gallery di due ruote a motore come il Mosquito, il Ciao, la Lambretta Lui 50 Cl del 1958, la storica moto Guzzi, la storicissima moto Vittoria uscita dalla fabbrica Bottecchia, i motorini Romeo e Giulietta. E le due ruote a pedale - e siamo sempre nel mito - della Graziella e della bici Trionfo, uscita dalla Bottecchia con un telaio che ha anticipato di mezzo secolo quello delle bici elettriche. E trovi - l’elenco è necessariamente parziale - locandine, manifesti, calendari storici e tutti i numeri della rivista Quattroruote dal gennaio 1956 al 2000. E ancora: copie di Auto italiana, Auto Capital, Rally report. E modellini di auto da collezione, e una scatola del tesoro che non contiene monete ma supporti originali per gli specchietti retrovisori di auto d’epoca. E un frigorifero Fiat. E un macinacaffè Peugeot. Trovi soprattutto la passione di un collezionista che fin da piccolo - altro che figurine dei calciatori, lui preferiva quelle delle auto - aveva un’attrazione per il favoloso mondo dei motori.
Il collezionista è Roberto Zaffalon, 61 anni, un passato come tipografo presso le Grafiche Antiga, che oltre a essere presidente del Triumph Club Dolomite Sprint Italia, è cofondatore e segretario del Ciao Club Italia (possiede tutti e sette i modelli di Ciao, prodotti dalla Piaggio in 39 anni, dal 1967 fino al 2006). Nel suo Garage di via Schiratti a Pieve di Soligo - che è anche un B&B a tema - Zaffalon mostra sorridendo la sua collezione di auto e cimeli, precisando che - a parte le auto Triumph di cui è uno dei massimi conoscitori a livello nazionale - il suo “parco auto storiche” si rinnova spesso dato che acquista, vende, scambia le sue “opere a motore” seguendo intuizioni o circostanze (alcune davvero curiose) dettate dal desiderio di conoscere con mano - è abile a smontare, rimontare, aggiustare ogni parte di un veicolo - il variegato universo dei motori. Come nasce la sua passione?
Lo dichiara lui stesso in un “manifesto programmatico” intriso di ricordi. “La passione per i motori devi averla dentro nel dna: da bambino sapevo riconoscere tutti i modelli di auto, leggevo targhe per scoprire età del veicolo e il contachilometri per vedere la velocità massima. Adoravo passare ore seduto nella Topolino Giardinetta di legno di mio papà: ho cominciato a guidare prima di aver imparato a frenare…e infatti con la mia prima auto Una Fiat 600, sono finito in una gabbia di fagiani.” Perché aveva scelto proprio una Fiat 600 come prima auto? Avevo vent’anni quando ho fatto un viaggio-avventura da Genova a Pieve di Soligo con la mia bellissima cugina Maria Rosa che guidava appunto una Seicento. Era quasi inevitabile che la mia scelta cadesse su un modello d’auto che mi aveva regalato una simpatica emozione. Oltre la Triumph - color Blu Francia, blu Tahiti, Mimosa yellow,... - di cui conosce ogni segreto, qual è l’auto che le è rimasta nel cuore? La Topolino di mio padre. Lui faceva il panettiere. Passava molto tempo in laboratorio e io aspettando pazientemente che finisse il lavoro lo attendevo in auto: potrei riconoscere a occhi chiusi una Topolino, sentendone solo il profumo. Una curiosità: che ci fa il paraurti di una BMV sopra gli scaffali della libreria? E‘ un pezzo di ricambio dell’auto che guido attualmente. Non acquisto mai un’auto senza i suoi pezzi di ricambio originali.
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