Botta e risposta sul raddoppio della linea ferroviaria Castelfranco-Maerne
Zanoni: "Forse una vendetta di Salvini nei confronti del sindaco di Castelfranco che ha parlato male del ponte sullo stretto"
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CASTELFRANCO - "Sul pasticcio del raddoppio della linea ferroviaria Castelfranco-Maerne, con lo scippo di risorse per la sua realizzazione l'assessore De Berti dovrebbe fare un doppio esame di coscienza. Da un lato perché non è da un giorno bensì ormai da lustri che il PD denuncia la costante riduzione di fondi attuata dal governo regionale nell'ambito del trasporto su ferro: non ci stiamo dunque a passare per i paladini dell'ultima ora. In secondo luogo, l'assessore se la prenda con il suo leader di partito e ministro alle Infrastrutture che ha sottratto i 277 milioni previsti per questo raddoppio decidendo di portare i fondi del PNRR altrove e lontano dai nostri territori". Questa la presa di posizione, in replica alle dichiarazioni dell'assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti, del consigliere regionale dem, Andrea Zanoni, appoggiato anche dal collega Jonatan Montanariello.
Zanoni ipotizza che la decisione del ministro Salvini possa essere stata conseguente alle dichiarazioni fatte dal sindaco Marcon, con la sua lettera di dimissioni: "Tra l'altro – attacca Zanoni - non vorrei che lo scippo di Salvini fosse una mossa vendicativa nei confronti del sindaco di Castelfranco che ha parlato male del progetto del ponte sullo stretto. In ogni caso, a conferma che da sempre il PD e il centrosinistra sono dalla parte dello sviluppo infrastrutturale su ferro, sono già agli atti sia un ordine del giorno delle minoranze in Comune di Castelfranco che chiede di attivarsi per il raddoppio. Sia un'interrogazione parlamentare (dei dem Fassino, Scarpa e Simiani) che chiede ragione a Salvini di questo grave definanziamento e come si intende garantirne nuovamente l'erogazione".
In conclusione, Zanoni è dubbioso sulla realizzazione dell’opera ed esprime il "timore che, al di là di un generico rinvio al 2024 annunciato dall'assessore, questo intervento possa fare la fine della Metropolitana regionale di superficie. Un progetto bloccato dalle Giunte Zaia dopo che era stata attuata la prima fase delle cinque previste e che avrebbe dato ai veneti uno strumento prezioso ed efficace per collegare tutte le città di pianura con corse continue ogni 15 minuti. Zaia ha sacrificato il tutto sull'altare della Pedemontana Veneta, per la quale ha raschiato il fondo del barile dei soldi per la mobilità dando 300 milioni in un sol colpo alla concessionaria SIS".
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