BUONA DOMENICA Putin e Kirill alle Crociate
Per il patriarca di tutte le Russie, quella del Cremlino è una guerra santa contro modelli di vita fondati sul peccato, il primo dei quali è l'omosessualità
TREVISO - A intricare ancora di più (se ce ne fosse per caso bisogno) la guerra di Putin, a dare al dittatore una mano - ci si è messo di impegno pure il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Al quale è riuscita in sovrappiù l’impresa di spaccare la stessa Chiesa ortodossa, non solo schierandosi dalla parte degli aggressori ma declinando il conflitto come “una azione necessaria al ripristino delle tradizioni e dei valori cristiani, fondamentale per arginare la diffusione di modelli di vita fondati sul peccato. Siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico”. A tal punto trascendentale si è spinto la “Santità” ortodossa nell’Omelia pronunciata il 6 marzo scorso in occasione della domenica del Perdono (e meno male che era del perdono…) nella cattedrale patriarcale di Cristo Salvatore.
Come ha scritto su “Domani” (9/3/2022) Giovanni Tizian: “Per il capo degli ortodossi il peccato è soprattutto l'omosessualità e la rivendicazione di diritti dalla "lobby gay". L'elemento di novità non è certo l'omofobia, piuttosto la legittimazione religiosa di una guerra devastante che ha già provocato la morte di centinaia di civili.
Gli ha risposto, e per le rime, l’arcivescovo delle chiese ortodosse di tradizione russa nell’Europa occidentale, il primate metropolita Jean de Doubna: “Santità, lei sembra voler giustificare questa guerra di aggressione crudele e omicida come un combattimento metafisico in nome del diritto di stare dalla parte della luce, dalla parte della verità di Dio, di ciò che la luce di Cristo ci rivela, la sua parola, il suo Vangelo. Non posso sottoscrivere una tale interpretazione del Vangelo. Nulla può mai giustificare che i buoni pastori che noi dobbiamo essere cessino di essere artigiani della pace, qualunque siano le circostanze”.
Ma la guerra di Putin si declina simultaneamente come Crociata. E a sponsorizzare la Restaurazione di Kirill si è fatto avanti, prima ancora che gli venisse chiesto, quell’oligarca capo della reazione allestita dai movimenti pro life. Si chiama Kostantin Malofeev ed è ritenuto “il megafono delle posizioni oltranziste della chiesa ortodossa e allo stesso tempo il riferimento dei partiti sovranisti occidentali”, Lega in testa. Anche se in quella (testa) del Capo Salvini, da qualche giorno sono germinate idee di pace che hanno soppiantato quelle filo russofone. Troppo il trasporto però che male l’incolse: tour propagandistico in Polonia fallito miseramente con due parole - ma dette bene - dal sindaco della città di Przemyśl, Wojciech Bakun.
“Io non la ricevo, venga al confine a vedere cosa sta facendo il suo amico Putin e lo codanni”. E giusto per rinfrescargli la memoria, gli ha anche restituito quella T-shirt con stampigliato il faccione del Capo della Russia che tanta fierezza (“Due Mattarella in cambio di mezzo Putin) Salvini indossava per farsi immortalare. Ma chi di maglia ferisce, di maglia perisce…
Buona domenica