C'era una volta il ricco Nord-est: ora il Veneto è la regione con la maggiore povertà assoluta
Alleanza per la povertà commenta i dati diffusi dall'Istat: "“Lo scivolamento di migliaia di persone nella povertà assoluta racconta di una società dove aumenta il divario tra chi ce la fa e chi resta indietro.
NORDEST - C’era una volta l’opulento Nord-est. Dove adesso invece si registra la crescita maggiore dell’incidenza della povertà assoluta familiare che sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Ma chi vive da solo non se la passa certo meglio. Anzi, va anche peggio: i casi di povertà passano dal 6,8% al 8,2%. Questi i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat e che , a un livello empirico, erano già stati messi in evidenza dalle organizzazioni che in Veneto aderiscono all’Alleanza contro la povertà.
“Lo scivolamento di migliaia di persone nella fascia della povertà assoluta racconta di una società che continua ad allargare il divario tra chi ce la fa e chi resta indietro. Le misure di sostegno straordinarie messe in campo hanno tamponato la situazione per quanti si trovavano in posizioni precarie ma non di grave disagio; tuttavia non sono riuscite a frenare il peggioramento delle condizioni di vita di oltre 2 milioni e 500 mila poveri, che nel contesto di una situazione pandemica imprevedibile non hanno avuto risorse e strumenti per evitare la caduta” - spiega Cristian Rosteghin, portavoce dell’Alleanza. Per il quale preoccupano le condizioni nelle quali versano le famiglie con più figli, segno ancora una volta in più, del fatto che i figli in Italia rappresentano “un costo” e non un valore e che sono uno degli elementi, purtroppo, di criticità quando si verificano periodi di crisi straordinarie. La misura dell’assegno unico universale potrà senza dubbio sostenere la ripartenza ma da sola evidentemente non avrà la forza di far uscire dalla povertà tante famiglie numerose.
“Tra queste” - continua Rosteghin - “l’incidenza di quelle straniere è molto alta: sono il 28,3% ma rappresentano l’8,6% del totale delle famiglie. Ancora una volta si conferma l’altro dato di criticità che spesso ritorna nelle analisi sulla povertà in Italia: una parte della popolazione immigrata, per mancanza di risorse proprie, redditi da lavoro generalmente più bassi, scarse competenze professionali, abitazioni in affitto, si trova a vivere dentro alle crisi con maggiore difficoltà”. Per le organizzazioni ne si occupano di povertà è quindi urgente ribadire con forza la necessità di potenziare i servizi sociali su tutto il territorio, per assicurare una adeguata presa in carico e l’attivazione di percorsi di inclusione sociale che rispondano ai bisogni delle persone.
“Ma c’è anche un altro aspetto su cui Alleanza crede necessario porre l’attenzione: i dati economici ed occupazionali riferiti al nostro Veneto raccontano di un crollo del Pil (-9,3% nel 2020) nei mesi acuti della pandemia ma anche di una veloce ripartenza (al primo trimestre 2021 la produzione industriale è cresciuta del +11%). Secondo Veneto Lavoro la pandemia ha comportato un saldo occupazionale di -11.400 posizioni di lavoro dipendente, soprattutto per contratti di lavoro stagionale e a termine nel settore turistico, nel commercio al dettaglio, nel tessile abbigliamento. Le misure messe in campo dal Governo hanno mantenuto pressoché costante il dato dei contratti a tempo indeterminato. Secondo recenti indagini di Unioncamere la quasi totalità delle imprese non prevede licenziamenti dei dipendenti. Solo il 7,1% pensa di andare incontro a questa ipotesi”.
La domanda allora è quanto le misure straordinarie di sostegno messe in campo in questo anno e mezzo, unite per tanti ancora all’erosione degli ultimi risparmi accantonati negli anni e alle possibilità di lavoricchiare in modo non del tutto regolare (in nero), hanno inciso sulla “tenuta” di situazioni altrimenti critiche ma anche sulle scelte di attendere tempi migliori per reimmaginare il proprio futuro lavorativo, e non solo.