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29 marzo 2024

Treviso

Covid, boom di richieste di cassa integrazione nella Marca:"Grande incertezza per le imprese"

L'allarme di Paglini, segretario generale Cisl: "Preoccupati per la tenuta occupazionale"

| Isabella Loschi |

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imprese trevigiane

TREVISO - Segnali preoccupanti per l’economia trevigiana in questi primi giorni del 2021. I segnali allarmanti arriva dall’enorme richiesta di domanda di cassa integrazione fatte dagli imprenditori, oltre mille solo nell’ultima settimana. E il rischio, secondo la Cisl Belluno Treviso è che ci sia un ulteriore inasprimento nelle prossime settimane.

“Si rischia un 2021 con fatturati peggiori del 2020 e di conseguenza ricavi più bassi che imporranno il contenimento dei costi, ma non dovranno essere i lavoratori a pagare il conto di questa crisi”, dichiara Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso, rilevando un boom di richieste di Cig registrata tra Natale e Capodanno in provincia di Treviso. “I segnali che arrivano dalle imprese del territorio - afferma Paglini - indicano che vi è grande incertezza anche rispetto all’approvvigionamento di materie prime per portafogli ordini che languono. Il quadro è complesso ed eterogeneo, con i grandi gruppi industriali con ‘motori al minimo’ e le piccole e medie imprese e le aziende individuali, soprattutto del commercio, del turismo e della ristorazione con serie prospettive di chiusura a causa della prolungata inattività di questi mesi. Va scongiurato lo choc occupazionale che potrebbe verificarsi allo scadere del divieto di licenziamento, al momento fissato al 31 marzo”.

Per il sindacato la vera emergenza poi sarà quella dell’occupazione e della tenuta sociale. “Deve servire da monito a chi è ancora disattento all’emergenza vera che già ora, ma ancora di più nei mesi futuri, è e sarà quella occupazionale. Non dimentichiamo che le Pmi sono la spina dorsale dell’economia trevigiana e che in esse è allocata la maggior parte dell’occupazione e della produzione di Pil”.

“Il quadro - conclude Paglini - rimane denso di grande incertezza anche alla luce dello scarso numero di garanzie di credito rese disponibili dal Decreto Rilancio, metà delle quali ha tra l’altro riguardato la rinegoziazione di crediti preesistenti. Il che significa che o, nonostante la disponibilità, non c’è domanda di credito, o che le banche hanno valutato negativamente il merito creditizio delle imprese richiedenti o, peggio ancora, che gli imprenditori, per quanto in crisi di liquidità, sono così scoraggiati dalla situazione, da decidere di non aumentare il rischio d’impresa”.

 


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