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17 febbraio 2025

Treviso

Didattica a distanza: dubbi e ostacoli

La situazione si aggrava per studenti disabili. La proposta della Fondazione Oltre il Labirinto

| Omar Lapecia Bis |

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| Omar Lapecia Bis |

Didattica a distanza: dubbi e ostacoli

TREVISO - Il decreto del governo sulle misure per contrastare la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato, ha sospeso le lezioni in tutte le scuole e le università nella ben note zone fino al 3 aprile, ma ha anche dato ordine ai dirigenti scolastici di avviare «modalità di didattica a distanza», cioè di fare in modo che gli studenti possano imparare restando a casa. Molti professori – a partire da quelli delle regioni in cui le lezioni erano sospese già dall’inizio della settimana – si sono messi quindi a spiegare e fare verifiche con trasmissioni video in diretta su svariatissime piattaforme o dare compiti attraverso chat di WhatsApp. Tuttavia sia sui social network che sui giornali qualcuno ha espresso dei dubbi sulla capacità degli insegnanti e sulle possibilità degli studenti di poter fare scuola in questo modo. Si è in presenza di una situazione complessa, che deve fare i conti con un quadro normativo non lineare. La fase è certamente emergenziale, ma improvvisare non è detto che sia un bene. Un problema innanzitutto, come riportano tanti sociologi «non tutte le famiglie hanno una connessione internet a casa e un computer o un tablet da cui poter seguire le lezioni e scaricare i materiali» e per molte di esse «può persino essere difficile scaricare e stampare i messaggi e i materiali che vengono inviati dagli insegnanti sulle chat di classe».

 

I recentissimi dati dell’ISTAT sull’accesso a internet in Italia, il 72,6 per cento delle famiglie con almeno un membro minorenne ha un collegamento a banda larga fisso a casa. Quindi ci sono tuttora molte famiglie in cui bambini e ragazzi potrebbero avere difficoltà a seguire le lezioni da casa, anche perché nelle famiglie con più figli e in quelle in cui i genitori stanno lavorando da casa potrebbe esserci la necessità di dividersi un unico computer. In questo periodo speciale resta da verificare che chi ha a casa lo studente abbia le capacità e i mezzi per destreggiarsi nell’e-learning Un altro interessante dato dell’ISTAT: tra gli italiani con età compresa tra i 14 e i 17 anni solo il 41 per cento usa abitualmente un computer fisso e solo il 28 per cento un tablet; nella fascia di età compresa tra i 18 e i 19 anni le percentuali sono, rispettivamente, 38 e 37 per cento. Nonostante sia possibile seguire le lezioni anche attraverso uno smartphone, altre attività – la lettura e la condivisione di documenti e slide, per esempio – potrebbero risultare più complesse. Se si considerano anche le connessioni a banda larga mobile la percentuale di famiglie connesse è più alta – supera il 95 per cento – ma usare una connessione mobile può essere meno pratico per guardare lunghi video trasmessi live. Le percentuali di studenti in grado di seguire una lezione via internet variano inoltre da città a città e scuola a scuola. Sul Libraio l’insegnante e scrittore Enrico Galiano, molto critico nei confronti dell’e-learning (letteralmente, “imparare online”), ha scritto che «un buon quarto dei nostri studenti non possiede computer e/o non possiede internet a casa».

 

La disponibilità di dispositivi e connessione comunque non è l’unica possibile fonte di problemi per fare didattica a distanza. Per usare servizi come G-Suite for Education, i software di Google per la didattica, con gli alunni delle scuole primarie e secondarie, è necessario che i genitori diano un’autorizzazione scritta alla scuola: se i genitori per primi hanno difficoltà con gli strumenti digitali, ci sono dei ritardi nell’avviamento delle lezioni online. Per quanto riguarda la preparazione degli insegnanti, secondo l’ultima edizione dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) della Commissione Europea, in Italia solo il 20 per cento degli insegnanti ha seguito corsi formativi in materia di alfabetizzazione digitale. Secondo WeSchool, la startup che si occupa di strumenti per fare lezioni via internet, il 20 per cento dei docenti italiani è in grado di insegnare a distanza, il 40 per cento è interessato a imparare a farlo e il restante 40 per cento è contrario. L’impreparazione di molti è importante, tanto che il 2 marzo il ministero dell’Istruzione e il ministero dell’Università e della Ricerca hanno reso disponibile un sito speciale per spiegare come usare alcuni strumenti per fare lezione attraverso internet, come G-Suite for Education. Il 3 marzo più di duemila insegnanti hanno partecipato ai webinar di formazione – completamente gratuiti – dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) attraverso questo sito. Il ministero dell’Istruzione ha anche chiesto alle aziende che producono dispositivi digitali e software utili per la didattica di metterli a disposizione per le scuole, vista la situazione emergenziale, a titolo gratuito. E intanto sui social network molti insegnanti condividono consigli su come fare lezioni a distanza.

 

Molti pareri autorevoli bocciano la didattica a distanza come solo mezzo di insegnamento.

 

Il più famoso è stato Enrico Galliano ha scritto in un post molto condiviso che "Insegnare non è accendere desktop o schermi di cellulari, ma accendere idee, fare domande, svegliare dubbi, far passare la luce” ed ancora ” Sì, c’è un ma, grande almeno quanto la confusione che regna fra di noi in questi giorni di virus. E il ma è che: non si può insegnare a distanza. Ripetete con me. Non si può. Insegnare. A distanza. Istruire, sì. Inoltrare informazioni, certo. Trasmettere nozioni, anche. Ma insegnare è un’altra cosa. Insegnare non è buttare dentro roba: che sia in un computer, in una piattaforma cloud o in una testa di un ragazzo. Insegnare è tirare fuori roba. Insegnare non è mettere insieme ingredienti, un po’ di grammatica qua, un po’ di storia là: insegnare è mescolare. Muovere energia. Insegnare non è accendere desktop o schermi di cellulari, ma accendere idee, fare domande, svegliare dubbi, far passare la luce”.

 

Per cui sì da docenti ci attrezzeremo, ci stiamo attrezzando, e studieremo nuove idee per fare scuola anche dall’isolamento in cui siamo: ma se siamo così in difficoltà in questo momento è perché sappiamo che insegnare è un’altra cosa.

 

Il capitolo più drammatico riguarda gli allievi con disabilità che risultano abbandonati al buon cuore dei loro insegnanti di sostegno. Ben più grave la situazione degli studenti con disabilità grave che hanno l’assistente alla persona, questa assistenza in questo periodo è interrotta. Importanti fondazioni come Oltre Il Labirinto che segue ragazzi con autismo hanno evidenziato il problema e il dramma della famiglia che in questo periodo sono abbandonate ma anche dei lavoratori che svolgevano questo servizio che non lavorano. La richiesta della Fondazione è quella che i lavoratori vengano assegnati anche al domicilio della famiglia. Altro capitolo la didattica a distanza per gli allievi disabili ma anche BES e DSA . Ci sono insegnanti attenti e partecipi mentre troppo spesso sui social dedicati alla didattica leggi frasi del tipo “Come faccio a inserire i compiti a Paola nell’agenda del registro elettronico?” La domanda che sorge è questa…”Prima come facevi?”. Solo ora ti sei accorto della difficoltà? Non è cosa da poco, l’attenzione e la cura verso chi vive delle difficoltà dev’essere al primo posto e spero che una delle lezioni del corona virus sia anche questa.

 



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Omar Lapecia Bis
Docente di Enogastronomia, Sommelier, Chef Mentor, Food Blogger,Food Stylist, Corporate Chef Esperto per tutti i prodotti food inerenti la ristorazione . In special modo nella crezione di nuovi format ristorativi .Sviluppo menù ,esperto nel food purchase per le sue specifiche e sviluppo di ricette.Supervisiona e organizza gli staff di ristorante "Amo i prodotti che ti raccontano storie di uomini e di culture.Trasformarli rispettandone la natura é il mio compito.Adoro utilizzare tecniche innovative per esaltarne la percezione sensoriale. Portare chi degusta il piatto a provare sensazioni e emozioni Questo è lo spirito della mia cucina." Una cucina MODernista

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