DOMANI POTREI RIAPRIRE (mi conviene farlo?)
| Gloria Girardini |
di Claudio Bottos
Domani, 18 maggio 2020 aprono molte piccole e microimprese, aziende artigiane e commerciali di varie tipologie tra cui barbieri, parrucchieri, estetiste, negozi di diverso genere, bar e ristoranti. Con il decreto- legge 16 maggio 2020 n. 33 “Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19” e le linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche emanate dalla regione Veneto, si ha un quadro abbastanza chiaro su cosa dover fare per poter riprendere l’attività e soprattutto per valutare se è conveniente o meno farlo. In questo articolo del 29 marzo 2020 veniva data una traccia sulle otto cose da fare alla riapertura dell’azienda. Dopo oltre due mesi di chiusura totale di molte attività e dopo una serie di provvedimenti legislativi emanati dal governo, l’imprenditore ha più informazioni e dati che, strutturati in un certo modo gli consentono, seguendo le linee di indirizzo, di valutare quale sarà l’impatto economico-finanziario e decidere se riaprire o meno l’azienda.
Vediamo con ordine quali sono le informazioni e i dati che l’impresa deve riordinare. Per prima cosa verificare se le tendenze future a medio-lungo termine e, sulla base dell’analisi “punti di forza e di debolezza”, il valore creato per i clienti sarà lo stesso di prima della chiusura forzata. In questa analisi va valutato, per effetto del lockdown, sia il cambiamento nelle abitudini di acquisto, sia le minori disponibilità economiche dei clienti nel breve e medio periodo. Non dimentichiamo che, con la cassa integrazione, nei conti correnti dei dipendenti sono entrati ed entreranno meno soldi, così come in quelli di molti lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Molte famiglie hanno dovuto attingere a parte dei risparmi per far fronte alla crisi causata dal coronavirus, e ciò potrà incidere psicologicamente sulle scelte future, visto il clima di incertezza che ancora aleggia non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La seconda cosa da fare è quella di valutare, in base alle linee di indirizzo per la riapertura, quale sarà l’impatto nella capacità produttiva dell’impresa. Per un ristorante che, ad esempio, in condizioni pre- coronavirus, faceva 1.000 coperti al mese, quanti ne farà con i nuovi vincoli normativi? Potrà ridurre costi di personale in cucina o al servizio al tavolo?
Rispetto a prima aumenteranno sicuramente i costi per i gel disinfettanti e mascherine, per i nuovi menù, per il maggior numero di sanificazioni e servizi di pulizia. Questa rielaborazione di Ricavi e Costi riclassificati in variabili e fissi, come già scritto in questo articolo, permette all’impresa di conoscere qual è la leva operativa su cui può agire. La terza cosa da fare è quella di aggiornare i dati consuntivi dell’impresa ad oggi e quelli previsionali per il 2020 e, se possibile, anche quelli del 2021. Se non precisi all’euro, si ha comunque contezza dei minori costi per il personale se si è ricorso alla cassaintegrazione, e degli eventuali contributi a fondo perduto che si dovranno ricevere. A tale proposito, per fare un esempio, un negozio che ad aprile 2019 aveva effettuato vendite per 20.000 euro (con vendite totali nel 2019 inferiori a 400.000 euro) e ad aprile 2020 nessuna vendita perché chiuso, avrà diritto al 20% sulle mancate vendite che, nell’esempio sono pari ad euro 20.000, e avrà quindi un rimborso a fondo perduto di 4.000 euro. Oltre a questo, vanno valutati altri bonus come i 600 euro se di diritto e richiesti, l’eventuale IRAP che non dovrà essere versata a giugno, l’eventuale abolizione totale o parziale della TOSAP, i crediti di imposta o le riduzioni di affitto se ottenute, i minori ricavi e la differenza costi valutati in base alla nuova capacità produttiva dell’impresa. Da considerare anche l’eventuale finanziamento garantito dallo stato, se richiesto, e la sospensione dell’obbligo di versamento dei contributi dovuti dagli artigiani ed esercenti attività commerciali come da circolare INPS del 15 maggio, per i contributi da versare il 18 maggio (oggi per domani?). Tutti questi dati vanno inseriti, o aggiornati se già presenti, nel piano economico-finanziario.
È importante tenere sempre distinto l’aspetto economico da quello finanziario. L’aspetto economico dice all’impresa se è in grado di generare utile e di conseguenza creare flussi di cassa positivi, in caso di perdita l’impresa brucia flussi di cassa come già scritto in questo articolo. Troppe volte viene confuso questo aspetto e, quando la situazione finanziaria si rivela critica, molto spesso non c’è più nulla da fare per l’impresa. L’ultima cosa da fare, e a mio avviso la più importante, è quella di predisporre il prospetto dei flussi di cassa futuri, per valutare quale sarà l’impatto, della quasi certa chiusura in perdita del 2020 e forse per alcuni settori o tipologie di imprese anche del 2021, sulla finanza futura dell’impresa. Le domande che si fa l’imprenditore, a cui i numeri devono dare risposta sono: possiamo farcela a sostenere le uscite di cassa per il 2020 con i ricavi che prevediamo di fare e con le attuali risorse finanziarie a disposizione? Dobbiamo rivedere le condizioni di pagamento con fornitori? se no, di quale finanziamento necessita l’impresa per reggere nel 2020 e 2021? Con la situazione economica e finanziaria rielaborata per il 2020, possiamo continuare l’attività, oppure è meglio che non riapriamo? Riapriamo un breve periodo per testare le attività e rielaboriamo il piano economico-finanziario a fine giugno o fine luglio? L’impressione è che un nutrito numero di imprese non riapriranno, perché probabilmente erano già in condizioni precarie, altri apriranno ma, la decisione di continuare o meno l’attività è solo rinviata. Pochi hanno le idee abbastanza chiare e numeri aggiornati per prendere decisioni strategiche e, guarda caso, sono le aziende patrimonializzate e finanziariamente solide. Staremo a vedere gli sviluppi futuri, certo è che questa vicenda covid-19 oltre che frastornare dipendenti e imprenditori, sta facendo emergere la necessità, anche per le micro e piccole imprese, di implementare un adeguato sistema di controllo di gestione.
(*) consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale