La fine del mondo? Sarà (solo) un nuovo inizio
L’angelologo vittoriese Roberto De Col mette le sue intuizioni tra i Maya e Monti
VITTORIO VENETO – “I Maya, cinquemila anni fa, hanno messo in calendario (un calendario non-finito) il futuro dell’umanità. Finora hanno avuto ragione: avevano previsto che l’economia capitalistica si sarebbe esaurita, che i grandi conflitti bellici sarebbe stati determinati da un antagonismo nelle visioni del mondo, ed è vero che la religione ha le sue colpe nelle guerre che affliggono la Terra. I Maya avevano anche visto che in un particolare momento della nostra storia saremmo entrati in un’era nuova: un’era caratterizzata da un innalzamento della spiritualità, a scapito di questioni meramente materiali. Quel “momento” sta per arrivare. E non deve essere visto come una fine, ma come l’inizio di un’epoca che ci vedrà migliori. Anche se dovremmo patire, con catastrofi ambientali, il male fatto al nostro ambiente”.
Il virgolettato – in parole e auspici (non aruspici) – appartiene a Roberto De Col (in foto). Angelologo per professione (15 anni fa è entrato nel comune di Longarone chiedendo di aprire una partita Iva per esercitare, a norma di legge, la professione per cui si era sentito vocato dall’età di otto anni), Roberto De Col ha uno studio a Vittorio Veneto, in via Piave. Un po’ d’incenso, una colonna sonora pizzicata da echi naturali, lampade di sale, atmosfera ovattata e un paio di suggestive campane tibetane fatte di sette leghe: lo studio di De Col è un altro mondo rispetto a quello che sta appena fuori dalla porta e che piroetta tra il traffico delle automobili che sfrecciano verso la Vallata e gli sguardi indifferenti (o diffidenti) dei passanti.
Lo studio di De Col è un altro mondo, anche perché chi ci entra cerca un altro io. Un io più profondo, una presenza che – nelle preghiere che recitavamo da bambini – ci hanno detto di chiamare “angelo custode”. “Chi viene da me – spiega De Col – cerca quelle conferme, quella serenità, quelle risposte che spesso ha dentro di sé, ma che sono così profonde e nascoste da aver bisogno di manifestarsi attraverso una visione diversa della realtà. Ognuno di noi ha un suo angelo custode.
“Ognuno di noi ha un suo angelo custode
”
Se lo porterà nel cuore per tutta la vita, a meno che la sua vita non sia così depravata o violenta o peccaminosa da farlo allontanare. A meno che non si frequentino le cosiddette sedute spiritiche: in questa sorta di sabba, i vivi cercano defunti che stanno nel limbo, e che non hanno accettato la morte, ovvero l’altra inevitabile faccia della vita.”
Roberto De Col dice di aver capito di avere una sensibilità particolare da bambino: durante un’infanzia difficile, percorsa da malattie, dolori, lutti familiari, Roberto ha cercato di rimediare alla sua solitudine stando a contatto con la natura, con gli animali. “Nell’abbraccio di un prato, di un bosco, di un cielo pulito – confida – trovavo la serenità che mi mancava e soprattutto coltivavo la mia interiorità, che mi suggeriva risposte calde come una seconda mamma”.
Suggestione o verità? E’ sempre difficile, in un mondo come quello occidentale caratterizzato da razionalità e pragmatismo, accettare parole come intuizioni, percezioni, premonizioni. Tutto ciò che non si può toccare, vedere, cogliere coi sensi o indagare con la ragione è ignorato. “Ma – opina De Col – l’energia, che pure è una categoria fisica, non sfugge essa stessa ai modi consueti di leggere la realtà?
“Il pensiero, il sentimento, l’amore non esistono davvero anche se non possono essere toccati, guardati, uditi?
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E il pensiero, il sentimento, l’amore non esistono davvero anche se non possono essere toccati, guardati, uditi? Solo le manifestazioni esteriori che questi concetti determinano sono visibili, ma queste sono gli effetti di cause rinvenibili in un universo umano extrasensoriale.”
L’abilità di De Col a leggere oltre i confini del mondo tangibile è stata notata presto da chi lo circondava e il bambino Roberto, una volta diventato adulto, non ha voluto rinnegare il suo “dono”: è cresciuto affinando, con studi personali, la sua disposizione all’ascolto. Non solo delle persone, ma anche di quelle presenze angeliche che secondo De Col sono in noi, accanto a noi. Dopo il diploma, De Col ha fatto diversi lavori, ha vinto due concorsi pubblici, ma un certo punto ha rinunciato al posto e allo stipendio fisso per dedicarsi corpo e, soprattutto, anima a una professione che - per primo probabilmente - ha etichettato commercialmente con tanto di partita Iva: l’angelologo.
La sua fama, diffusasi soprattutto grazie al passaparola, l’ha fatto entrare in contatto con centinaia di persone, esperienze, storie, bisogni, paure ancestrali. Queste esperienze Roberto le ha raccolte in un libro. Un libro che non ha titolo, ma che è già un best seller. Il volume “il non titolo” di Roberto De Col, disponibile in tutte le edicole di Treviso, Padova e Vicenza, a prezzo speciale, è un po’ un manuale di conoscenza, una mappa per trovare, in sé, tappe e mete di un percorso che – è convinto l’angelologo – ognuno può scegliere grazie al libero arbitrio e alla capacità di ascoltare se stessi. O l’angelo che ci protegge.
Nel libro si parla di tutto quello che conta: vita, amore, speranza. Un po’ manuale, un po’ memoriale, il volume raccoglie, oltre all’autobiografia di Roberto De Col, le testimonianze più eloquenti che l’autore ha raccolto nel suo studio o durante le conferenze che tiene un po’ in tutta Italia. Ed è intervallato da pagine bianche (che ciascun lettore può riempire con le proprie impressioni o sensazioni), da poesie, epigrammi, aforismi. E risposte. Come queste: “Per ogni piccola o grande cosa che perdi, ce ne sarà sempre un’altra che troverai”; “La differenza tra ottimisti e pessimisti? Aver goduto la vita in maniera differente”.
Se il 21 dicembre la ventilata fine del mondo metterà davvero termine a un’era o a un modo di essere codificato da secoli, Roberto De Col non ha dubbi che “un nuovo inizio aspetterà gli uomini, un nuovo modo di pensare, di guardare il mondo. Persino quello, celatissimo, che sta rannicchiato in fondo al cuore o alla psiche”. Commenti?
Emanuela Da Ros