I forni no. Le cappelle sì
Una legge regionale ha bloccato la realizzazione di nuovi forni crematori
| Emanuela Da Ros |
CONEGLIANO - L’argomento non è vacanziero. L’argomento è uno di quelli su cui si sorvola volentieri. Meglio parlare (ma pensa un po’!) di bidoni della Savno che di forni crematori.
Eppure la notizia c’è. Una legge regionale ha bloccato la realizzazione di nuovi forni crematori. Pure di quello di Conegliano, di cui si parla da tempo immemore.
A quanto pare, a causa di un decreto del 2001 (leggi: 16 anni fa), la regione ha detto stop alla possibilità di cremare le salme dei defunti nel Coneglianese.
Eppure un progetto in tal senso esiste. Eppure, dal 2013 al 2015, la questione è stata discussa in consiglio comunale a Conegliano. Eppure nel 2016 è stata appaltata la creazione di un forno crematorio a un’azienda privata.
Ora però arriva lo stop. Che forse i cavilli amministrativi potranno dribblare. Ma ancora non si sa nulla di preciso.
Intanto - purtroppo, ma inevitabilmente - le persone muoiono. E magari prima di salutarci definitivamente hanno espresso la volontà di essere cremate. Di tornare a essere cenere. Di occupare, da defunte, un’ampolla, o una piccola cassetta di legno che pesa meno di una lacrima, se la tieni in mano.
La stortura è che si blocchi la realizzazione di un’opera che aiuta tutti. Per carità: c’è chi vuole una tomba monumentale per ospitare le proprie ossa, chi vuole che il ricordo di ciò che è stato diventi una cappella di fondamenta, mattoni, calcestruzzo, timpano, trabeazione e triglifi. Chi ha deciso di investire i propri soldi in un mausoleo coi vetri oscurati e marmi di Caneva per superare con qualcosa di tangibile (e molto costoso) il guado.
Siamo comprensivi. Lasciamo l’illusione di un monolocale che distingua le loro dall’infinite ossa che in terra e in mar semina morte. Ma ricordiamoci che c’è chi sceglie di diventare cenere. Di essere polvere. Che non occupa suolo. Non urbanizza un cimitero. Perché non ascoltare queste voci sottili? Ah! Il decreto. Del 2001.