Ghost manager, la leadership nascosta: intervista al trevigiano Mario Paganessi
| Omar Lapecia Bis |
Tutti conoscono la figura del Ghostwriter (Scrittore Ombra o Scrittore Fantasma), è una figura editoriale che viene assunta al fine di redigere un contenuto testuale, un libro, un racconto o altro. Oggi nello scenario mondiale emerge una nuova figura professionale che possiamo definire Ghostmanager. Non è solo un temporary manager o un consulente è una risposta ad un mercato che è per sempre cambiato. Sempre più emerge con evidenza un dato di fatto - la grande discontinuità con il passato - che porta le aziende a prendere atto che alcuni dei tradizionali ruoli e profili di competenza dei mestieri tradizionali hanno fatto il loro tempo, almeno nella modalità con cui sono stati interpretati sino ad oggi.
Bisogna cambiare il nostro modo di essere, partendo da una forte base professionale e con la consapevolezza di vivere un momento di rifondazione dei processi aziendali e della stessa cultura d'impresa. Il ghostmanager è l'esempio di una famiglia professionale che lavora nel presente da gestire, ma con la mente attenta al futuro, pronta a vedere, anticipare, progettare, ma restando spesso nell’ombra e non figurando all’interno degli organigrammi tradizionali. In questi anni ho avuto ed ho il piacere di conoscere uno tra i più importanti e conosciuti ghostmanager del veneto, Mario Paganessi, di Carbonera. Mario è conosciuto soprattutto per la sua attività nel mondo no-profit legato all’autismo (nds: direttore Fondazione Oltre il Labirinto onlus) ma, per gli addetti ai lavori è uno dei più grandi esperti di ghostmanagement, legato soprattutto al mondo F&B e retail, e per questo, vista la profonda amicizia che ci lega da anni, gli ho chiesto un’intervista per capire meglio cosa sia e che impatto possa avere nelle aziende.
Cos’è il Ghostmanager?
“Ghostmanager è un manager di altro profilo professionale e di forti competenze che affianca per un periodo una azienda o un imprenditore nella gestione del cambiamento. Spesso non figura ufficialmente negli organici della azienda ma rimane un’ombra che aiuta l’azienda o l’imprenditore nelle riflessioni strategiche necessarie per il proprio business e soprattutto per quei cambiamenti nei processi aziendali fondamentali per raggiungere gli obiettivi”.
Quali sono le basi del suo lavoro?
“I temi su cui lavorare sono legati fondamentalmente alla cultura del mestiere che sono la flessibilità, la competenza, la capacità valutativa, la misurazione, la comunicazione, la tecnologia, la cultura sistemica, la catena del valore. Ognuna di queste tematiche viene declinata creando una forte relazione, un patto psicologico tra l'azienda e le persone. Il non figurare ufficialmente, ma non è vero anche il contrario, è legato fondamentalmente al rispetto del ruolo dell’imprenditore affiancato, che potrebbe risultare sminuito e anche al contenimento dei costi dell’operazione Infatti il mettersi ufficialmente un cappello da Direttore Generale porterebbe anche ad un emolumento superiore. Importante è poi il lavorare in equipe. Non si è mai soli in questo percorso, ma, a seconda delle necessità si utilizzano varie figure con competenze diverse”.
Come lavorate quindi?
“Prima di tutto siamo chiamati tramite il passaparola e, la vera forza sta nell’essere noi a decidere se accettare o meno il progetto. All‘80% diciamo di no, perché purtroppo la cultura imprenditoriale è legata spesso alla sola richiesta di incrementare le vendite, senza passare dalla vera analisi obbligatoria per essere vera impresa, vero leader, vero player ovvero il porsi domande su chi siamo, dove vogliamo andare, con che mezzi etc….”
Che figure la affiancano nel suo lavoro?
“Insieme a me da anni collaborano figure diverse, ma tutte unite da fortissime competenze, etica e capacità manageriali. Tra le varie figure cito primo tra tutti Maurizio Mattarelli, un manager, un gigante nel mondo retail che segue innumerevoli progetti in tutto il mondo; Paola Matussi la nostra Wendy Rhoades (nds: psicologa nella nota serie The Billions) che supporta multinazionali e aziende in percorsi legati ai comportamenti, atteggiamenti e valori professionali; Carlo Giustini, giovane ma espertissimo nel mondo del fundraising che segue numerosi enti soprattutto no-profit; Flavio Buratto, master sommellier ma con alle spalle anni come DG in multinazionali con cui ho condiviso progetti di alto livello soprattutto nel F&B retail, e altri ancora…”
Qual è il progetto che le ha dato più soddisfazione?
“Tutti nessuno escluso lasciano sempre un qualcosa, molti purtroppo non posso citarli per accordi di riservatezza, ma se devo citarne uno sicuramente il pensiero va al Gruppo “Bacio di Latte” della famiglia Tonolli, leader assoluti in Brasile del settore gelateria artigianali, con cui collaboro da anni e con cui recentemente ho avuto l’onore ed il privilegio di avviare quella che è considerata ad oggi la più bella gelateria in USA, a Los Angeles, nel complesso Westfield City Centurty”.
Come si diventa ghostmanager?
"Da sempre bisogna maturare esperienze sul campo, cambiando aziende e imparando a "guardare lontano”. Bisogna essere trasparenti e aperti alla comunicazione, al dialogo e al confronto, sapendo che ogni decisione e atteggiamento deve essere spiegato, bisogna essere aperti e curiosi verso il nuovo, per arricchire continuamente il nostro bagaglio di competenze, per aumentare professionalità e credibilità. Bisogna avere spirito imprenditoriale, capacità di iniziativa e voglia di correre anche qualche rischio ed essere predisposti alle mediazioni intelligenti ma intransigenti verso facili soluzioni di comodo, che nel tempo possono produrre effetti fortemente negativi”