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20 novembre 2024

Treviso

Giocare con-testa, un’indagine sui traumi cranici nel rugby

Intervista a Marco Bazo, assegnista di ricerca ed ex fisioterapista della Benetton Rugby

| Leonardo Beraldo |

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Giocare con-testa, la ricerca sulle concussioni

TREVISO – “Prima di tutto viene la conoscenza di un determinato problema, la consapevolezza della sua esistenza, e solo dopo averlo riconosciuto, possiamo valutare le strade possibili da tracciare per contrastarlo”. A parlare è Marco Bazo, trevigiano classe 1987, fisioterapista della Benetton Rugby fino alla scorsa stagione, che ha da poco cominciato l’attività di ricerca in ambito pediatrico sulla conoscenza e la suggestione delle concussioni cerebrali nel mondo del rugby.

“L’idea è nata quando sono tornato in Italia dai miei studi a Londra. Cercavo degli articoli scientifici italiani sull’argomento, sulla concussione cerebrale, ovvero traumi cerebrali in conseguenza a urti o scontri di natura sportiva, e non riuscivo a recuperare molto. Ho scoperto che qualche articolo era stato pubblicato da Silvia Bressan, medico e professoressa dell’Università di Padova, alla quale ho chiesto un incontro. Da lì è nato il progetto di ricerca, di cui sono assegnista”.

Marco ci rivela gli aspetti che più dovrebbero interessare il mondo sportivo e i suoi appassionati: “La concussione cerebrale comporta dei sintomi cognitivi di natura transitoria che posso essere spesso sottovalutati, come mal di testa o eccessiva sonnolenza, ma anche il contrario, ovvero difficoltà a dormire. Ci sono anche sintomi comportamentali, come mal umore o tristezza ingiustificata. Il corpo reagisce alla prima concussione cerebrale abbassando leggermente le difese per la successiva, favorendone così l’insorgenza a lungo andare. Per un adulto i sintomi potrebbero durare fino a due settimane, un adolescente invece potrebbe metterci fino a quattro settimane per superare completamente una concussione. Se trascurate ripetutamente, potrebbe insorgere il rischio di incorrere in malattie croniche come l’encefalopatia traumatica”.

“I questionari da completare, indirizzati ad allenatori e atleti, riguardano il solo mondo del rugby per una questione di praticità legata alla ricerca stessa, ma in quasi ogni sport c’è lo spettro della concussione” sottolinea Marco. Cosa è lecito aspettarsi dagli esiti della ricerca? “Ad oggi ha risposto un 40% della platea presa in causa, e i risultati possono già dare un'indicazione. Bisogna implementare la competenza in materia per evitare conseguenze negative, come appunto la sottovalutazione dell’infortunio”.

C’è bisogno di informazione” dice Marco, “E, nei casi specifici, di formazione”. Se siete quindi atleti praticanti nel settore giovanile o allenatori delle categorie under 15-17-19, aiutate la ricerca e compilate il form al link seguente: https://www.fondazionesaluspueri.it/index.php/portfolio-posts/giocare-con-testa/
 

 


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