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21 dicembre 2024

Vittorio Veneto

LASSÙ SULLE MONTAGNE

Mario e Giannina: i due abitanti delle Caloniche

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

LASSÙ SULLE MONTAGNE

VITTORIO VENETO - Cinquecento metri d’altezza e un gruppo di case, piccole e bellissime, che sembrano stare aggrappate alla montagna con le unghie.

E’ un po’ così Borgo Caloniche, ovvero l’agglomerato “urbano” più settentrionale di Vittorio Veneto. “Quello che si vede dall’autostrada” alzando gli occhi verso il Visentin, quello che – per raggiungerlo – bisogna quasi arrivare alla provincia di Belluno. Quello che, fino a settant’anni fa, contava un centinaio di residenti stabili e oggi non ne ha che due: Mario (detto la Volpe) e Giannina.

Imposte chiuse. Durante la settimana, borgo Caloniche è “chiuso per lavoro”. Tu ci sali, tipo un giovedì mattina, e dopo aver oltrepassato Nove e il Fadalto basso e alto ed essere arrivato quasi in provincia di Belluno, prendi una strada tra la macchia verde e arrivi alle Caloniche (di Sotto). Parcheggi la macchina (un cartello, a Sella, ti aveva avvisato che in due ore di cammino a piedi saresti stato a destinazione, ma hai subito pensato “chi me lo fa fare?”) e ti guardi intorno. E non vedi nessuno. Ma ti accorgi che le case del borgo sono tutte curate e pulite e ben tenute e hanno i fiori sui balconi. E pensi che quelle imposte, chiuse, prima o poi dovranno spalancarsi come palpebre.

Giri un po’ nei viottoli e arrivi all’unica casa che ha le imposte aperte. Che fai? Chiedi permesso, ed entri.

Il borgo di Caloniche

Mario e Giannina. Dentro la casa di via delle Calighe di Sotto, che risponde al civico 38, ci trovi un divano coperto da una coperta, una stufa a legna (di quelle col piano di ghisa dai cerchi concentrici), una credenza con tante foto appiccicate, una tivù (spenta!) e un tavolo. Accanto al tavolo, in una penombra troppo accogliente e fredda – ma solo climaticamente -, trovi Mario la Volpe, che sta facendo un solitario con le carte da briscola. Ti presenti, fai un po’ di confusione con le parole, ti siedi sul divano (perché dall’auto al civico 38 hai camminato per almeno 20 metri), e a Mario la Volpe cade a terra una carta. “E’ il cinque di spade”, gli dici, raccogliendola. “E’ mia di sicuro – risponde Mario –. Io sono Zorro”.

Insomma, a farla breve, di Mario la Volpe (87 anni il prossimo settembre) c’è di che innamorarsi a prima vista. Se ne sta seduto su una sedia di paglia, questo anziano dai capelli e dalla barba bianchissimi, con le sue carte sparpagliate sul tavolo e non solo ti dice che sei la benvenuta, non solo ti sorride, ma ti fa proprio ridere. Ti dice che si chiama Mario Osmieri, ma che il suo nome vero (quello che gli hanno dato i partigiani al fronte battesimale della Resistenza) è La Volpe. Ti racconta che il nome di battaglia aveva a che fare con la sua velocità nello spostarsi in montagna, che gli aveva fatto guadagnare il ruolo di staffetta. Mentre racconta, Mario la Volpe mette via il solitario (ché mica è più solo al civico 38 delle Caloneghe di Sotto), e ti parla di quei 21 mesi di guerra, dei tronchi ferroviari messi fuori uso a Nove e a Santa Croce del Lago per bloccare i collegamenti dei Tedeschi. Ti dice che a 18 anni si è trovato in Istria e che “buono com’era…da mettere in padella”, è tornato in Italia quando l’Italia faceva crack e che ci ha messo un mese per arrivare da Pola a Conegliano, altro che alta velocità. Poi ti racconta del dopoguerra o giù di lì: delle tappe a Lucca, a Torino, a Genova e a Zurigo, dove ha lavorato per 36 anni. Ti racconta della moglie, Maria, morta di tumore, dopo avergli dato il figlio Walter, che è rimasto a vivere in Svizzera. E scherza ancora: “Mia moglie si chiamava Maria, come Maria piena di grazia, mentre io sono pieno di grappa”.

Ma mica è vero che Mario beve troppo. Ce lo dice Giannina De Poli, 58 anni, la sua compagna da 22, che nel frattempo si è unita a noi, con le sue parole crociate.

Giannina, prima di abitare alle Caloniche, ha gestito per vent’anni il Rifugio Santa Augusta. Ha avuto il primo figlio, Stefano, a 15 anni e la figlia Laura, a 17. Ora è nonna. E piena di acciacchi. Ma lei e Mario sono felici. Mario dice che sono innamorati, come quelli della canzone della “Strada del bosco, che è lunga e stretta”. Si mette anche a cantare Mario la Volpe.

Perché Mario e Giannina sono una coppia felice.

Lei è stata abituata a vivere in luoghi isolati sin da piccola, lui di metropoli e traffico e gente dice di averne visti fin troppi.

Stanno bene nella loro piccola casa di Caloniche. Anche se non hanno il bagno. “Quello che mi manca qui – dice Giannina – è solo il bagno. E l’acqua corrente calda. Ma neanche troppo. L’importante è adattarsi. Ci laviamo come si faceva una volta: mettiamo la pentola d’acqua sulla stufa, aspettiamo che si riscaldi e poi ci puliamo un pezzo alla volta. L’acqua calda servirebbe solo d’inverno. E solo per lavarci, perché i piatti io li lavo con le mani nude e l’acqua fredda, anche se ho l’artrite. Io la lavastoviglie non la vorrei avere per niente al mondo. Io la odio la lavastoviglie”.

Mario la Volpe sbotta: “Eh, no, Giannina! Non si deve mai odiare niente e nessuno”.

Mario e Giannina

Giornata tipo. Mario e Giannina (o Madame, come lui chiama la sua compagna) si alzano alle sette e vanno a letto alle sette (più o meno). Lui prima guarda il tigì di Rai Tre. Giannino no. Fa le ultime parole crociate e si corica, sul divano coperto dalla coperta. Una volta al mese, Giannina scende in città a fare la spesa. Prende tanta pasta, perché Mario mangerebbe solo pasta e le cotolette , perché a Mario piacciono “le bistecche ruvide”. Durante la settimana Mario e Giannina sono soli a Caloniche, perché i proprietari delle altre case lavorano e nei giorni feriali salgono al borgo solo ogni tanto per sfalciare l’erba o curare gli orti. Ma il fine settimana le Caloniche si popolano e qualche volta – dice Giannina – c’è persino un turista che viene a chiederci se il borgo, che ha intravisto dall’autostrada, è popolato.

Popolazione. Quando 87 anni fa Mario la Volpe è nato nella casa dove vive tuttora, le Caloniche contavano oltre un centinaio di abitanti. Oggi Mario e Giannina sono gli unici due esseri umani che continuano a risiedere a una spanna sotto il cielo di Vittorio Veneto. Per una ragione: stanno bene dove stanno.

 


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