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15 dicembre 2024

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Maradona, il ricordo del vittoriese Bortoluzzi: "Il mio esordio in A contro di lui a Napoli"

Gli aneddoti raccontati da chi l'ha visto da vicino

| Roberto Silvestrin |

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Maradona, il ricordo del vittoriese Bortoluzzi:

Bortoluzzi e Maradona durante un match di beneficenza

 

VITTORIO VENETO - Domenica 17 marzo 1985, stadio San Paolo di Napoli. Diego Bortoluzzi ricorda solo qualche flash di quella giornata e del suo esordio in Serie A. Troppa trance agonistica, troppa emozione: davanti a lui c’è il Napoli del giocatore (forse) più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona.

 

Bortoluzzi entra ad un quarto d’ora dalla fine, indossa la maglia dell’Atalanta. Ma il suo primo “contatto” con el Diez è avvenuto prima, sotto le tribune di quello stadio magico: Maradona si prepara da solo, con la radio accesa, mentre il Napoli svolge la seduta di riscaldamento in gruppo. Ma lui era diverso, lui poteva.

 

“Palleggiava contro il muro – ricorda Bortoluzzi -. Sotto le tribune c’era un percorso in terra battuta, dove le squadre facevano il riscaldamento. Sono stato a guardarlo per 10 minuti, era fantastico vederlo palleggiare a ritmo di musica”.

 

Sei appena maggiorenne e ti trovi davanti il miglior giocatore del pianeta, quello che l’anno successivo trascinerà la sua Argentina nella vittoria del mondiale in Messico. E fai il tuo esordio proprio davanti ai suoi occhi. Lo stadio San Paolo, prima dell’ingresso di Bortoluzzi, è una bolgia. E i cori sono tutti per “Diego”, quello del Napoli ovviamente. Ma l’emozione – e un po’ di sana goliardia dopo tanti anni – fa crescere dentro la testa e il cuore di Bortoluzzi un ricordo strano, diverso.

 

Ho immaginato che quei cori fossero per me – racconta col sorriso Bortoluzzi -. Devo aver pensato una cosa tipo “eccomi”, quando ho sentito che invocavano il nome di Diego”. Ma quello del 17 marzo non sarà l’unico incontro con la leggenda. Ci fu nello stesso anno, a Bergamo, una partita di beneficenza che coinvolse i giocatori di Napoli e Atalanta, e Bortoluzzi si ritrovò davanti il dieci azzurro.

 

 

Senza volerlo gli ho quasi fatto il tunnel – ricorda l’ex giocatore vittoriese, che ha poi avuto un’importante carriera da allenatore, anche in Serie A -. Per fortuna non ci sono riuscito, e la palla è finita prima su una caviglia di Maradona e poi sull’altra”. Ha ragione Bortoluzzi, per fortuna. Sarebbe stato come mancare di rispetto al più grande di tutti. Ed è vero anche che i giovani che fanno il tunnel agli “intoccabili” non sono mai ben visti.

 

Maradona ha lasciato questa terra ieri, ma quello di Bortoluzzi è comunque un ricordo con il sorriso: in giorni tanto tristi – soprattutto in Argentina e a Napoli – è quello che ci vuole.

 



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Roberto Silvestrin

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