Mucche tra letame e carcasse di vitellini: orrore in un allevamento da latte per il Grana Padano
"Essere Animali" ha diffuso le foto sulle condizioni delle mucche in un allevamento da latte per la produzione del formaggio DOP
BRESCIA - Vitellini strappati alla nascita alle proprie madri, rinchiusi in gabbie minuscole. Animali e cadaveri nel letame, in pozze di acqua, uccisi da recinti rotti e arrugginiti, costretti a vivere in condizioni inimmaginabili. E’ un quadro scioccante quello che esce dal reportage condotto dall’associazione "Essere Animali" presso un allevamento intensivo in provincia di Brescia, dove si produce il latte destinato al Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo.
Le foto pubblicate su GreenMe e sul Fatto Quotidiano mostrano scene raccapriccianti. Le strutture fatiscenti in cui vivono le mucche da latte e i loro vitellini rappresentano un problema non solo per la salute e il benessere degli animali, ma anche del consumatore di Grana Padano, visto l’elevato rischio di contaminazioni batteriche. Le mucche infatti vivono immerse nelle feci, e anche i capezzoli da cui viene munto il latte sono lerci.
Gli animali, ammassati nei propri escrementi. sono impossibilitati a muoversi, e i piccoli appena nati vengono strappati immediatamente dal seno materno in modo che tutto il latte della mucca che ha appena partorito possa essere destinato alla produzione del Grana Padano.
Non è la prima volta che Essere Animali denuncia una situazione del genere negli allevamenti produttori del formaggio Dop: due mesi fa le stesse scene erano state testimoniate in un allevamento in provincia di Bergamo. Grana Padano, in seguito alla prima inchiesta, aveva preso le distanze dall’accaduto, affermando che si trattava di un caso isolato e non rappresentava la realtà in cui viene prodotto il formaggio.
Dopo due mesi, però, è emersa una scena altrettanto atroce nella vicina provincia di Brescia. Essere Animali ha avviato una raccolta firme per bloccare queste violenze nei confronti delle mucche e dei vitellini e per difendere la salute dei consumatori. Qui la petizione.
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