Nasce la Fondazione Tina Anselmi, per sviluppare progetti di vita per persone fragili
Le sorelle Anselmi: «Tina sarebbe stata orgogliosa di questa importante iniziativa».
CASTELFRANCO - La cura e l’assistenza a familiari disabili, specialmente se più giovani di noi, porta prima o poi a porsi l’inevitabile domanda: «Quando non ci sarò più, chi si prenderà cura del mio caro?». Per offrire una risposta, o comunque un aiuto alla fase “dopo di noi”, è stata costituita la Fondazione Tina Anselmi, grazie alla collaborazione di tre cooperative sociali: L’Incontro, Ca’ Speranza e Orchidea.
La Fondazione, che può contare già su 70mila euro erogati dai comuni della Castellana, vede dunque come prima azione concreta un percorso gratuito di accompagnamento al “dopo di noi” per i familiari di persone vulnerabili, affinché possano trovare anche nella Fondazione una guida e un supporto per immaginare il futuro dei propri cari, come affermato della presidente della Fondazione, Cristina Arata.
La Fondazione si è presentata in Teatro Accademico a Castelfranco, in un’iniziativa congiunta insieme al Comune e all’Ulss 2, e ha visto la partecipazione di 160 persone, in presenza o collegate online, a testimonianza del grande interesse per questo tema. Ad aprire la giornata, le sorelle di Tina Anselmi, Maria Teresa e Gianna Anselmi, che hanno espresso il loro ringraziamento per aver intitolato la Fondazione alla sorella che, a loro avviso, sarebbe stata orgogliosa di questa importante iniziativa a favore delle persone più fragili.
A seguire l’intervento del sindaco Stefano Marcon che ha lanciato la proposta, condivisa con gli altri Sindaci, di far entrare la Fondazione nell’IPA (Intesa Programmatica d’Area) in quanto attore importante per questo territorio. Successivamente hanno preso la parola medici dell’Ulss 2 e assistenti sociali, che hanno sottolineato l’importanza di interrogarsi sul tema “dopo di noi” e sulle azioni da intraprendere.
Nel cuore del convegno, la testimonianza delle famiglie coinvolte nelle due progettualità che si sono già concretizzate e che entreranno a far parte della Fondazione: Casa Massimo e Buoni Amici Social Street. «Voglio credere nella realizzazione di questo progetto – ha detto la mamma di Massimo, che ha fatto sentire la sua voce attraverso una testimonianza scritta che ha commosso tutta la platea – perché voglio credere nell’affidabilità delle persone che se ne occupano e nell’indispensabile supporto concreto da parte delle istituzioni e delle persone di buon cuore convinte della sua validità e utilità per l’intera società».