Avviso Pubblico: presentato in commissione il "codice etico per la buona politica"
Ad amministratori e dirigenti la facoltà di sottoscrivere l'impegno
TREVISO-Presentato agli amministratori del capoluogo, in occasione della V Commissione Statuto, il documento di Avviso Pubblico, promosso da autorevoli esponenti del mondo della cultura e del diritto, fra cui il prof. Vannucci dell’Università degli Studi di Pisa, in collaborazione con l’associazione Libertà e Giustizia, nota per le sue battaglie a tutela della Costituzione. Edizione aggiornata e rivisitata della Carta di Pisa, si propone di fungere da piattaforma di impegni sottoscrivibili da sindaci, assessori, consiglieri e dirigenti di enti locali. Si tratta di un vero e proprio codice etico dotato di un sistema di sanzioni in caso di violazione da parte degli aderenti all’iniziativa. L’obiettivo? Impegnare gli amministratori a promuovere i valori e la cultura della legalità.
La legge, come evidenziano i responsabili del progetto sul territorio, Maria Grazia Tonon e Claudio Piron, già si occupa di regolare la maggior parte dei temi caldi toccati dalla Carta (è il caso della lotta ai fenomeni corruttivi o delle cause di ineleggibilità per coloro i quali già sono impegnati nell’amministrazione della cosa pubblica presso altri livelli), ma intende completare le disposizioni laddove presentino lacune (vedi alcune possibilità di cumulo di mandati tuttora realizzabili). Fra gli impegni che si richiede di assumere, oltre a quello di evitare ogni possibile conflitto di interesse, quello di chiarire le fonti di finanziamento per le campagne elettorali, di limitare le liberalità ricevute nel corso dell’anno a non più di 100€, la rinuncia alla prescrizione in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie, le dimissioni in caso di rinvio a giudizio per reati di particolare gravità e l’impegno a far costituire parte civile le pubbliche amministrazioni presso i quali organi si è eletti e in cui altri amministratori siano soggetti a processi penali. Ogni disposizione andrà poi interpretata caso per caso secondo criteri di ragionevolezza e prediligendo sempre la scelta più idonea per il bene della realtà gestita.
L’impegno, che, va detto, non si propone di conferire necessariamente un certificato di onestà, sarà vincolante per i soli sottoscrittori. “Se non hai bisogno della Carta non hai motivo per non sottoscriverla e fare in modo che chi rappresenti controlli come operi”, riflette Maria Grazia Tonon, onde dissipare le eventuali resistenze dei consiglieri trevigiani.
La presentazione, cui comunque seguirà un percorso di analisi, non ha mancato, tuttavia, di destare taluni interrogativi: in Toscana un sindaco ha ritirato le deleghe ad un assessore della sua giunta al fine di sanzionarlo per violazione della Carta di Avviso Pubblico. Questo tipo di risposta rifletterebbe un potere che è dato discrezionalmente al primo cittadino, ma le cose si complicherebbero laddove a violare la Carta fosse un consigliere comunale, le cui dimissioni certamente non possono essergli imposte da alcuno. Ecco quindi che la vera sanzione sarebbe di fatto comminata dai cittadini (che possono leggere sul sito dell’associazione l’elenco dei firmatari) in sede di ricandidatura. Altri punti critici riguarderebbero l’obbligo di dimissioni a seconda della gravità del reato, sin dall’avviso di garanzia o dal rinvio a giudizio, senza attendere una condanna definitiva, ipotesi poco garantista e confliggente con il dettato costituzionale ma motivata dalla necessità di preservare la terzietà dell’ente e il diritto dell’imputato ad una più libera difesa.
Bozzo (Per Treviso) esprime perplessità: “Non possiamo illuderci di riuscire a regolare questioni etiche mediante norme. Dubito che la sottoscrizione di una Carta possa incidere sul fenomeno corruttivo”. Gorza (SEL), pur essendo già firmataria dell’impegno sin dal 2013, mostra scetticismo, preoccupata di evitare che questo strumento agevoli una “caccia alle streghe” in un clima di diffusa antipolitica. Sul fronte opposizione, Barbisan (Lega Nord) e Gnocchi, invitano rispettivamente ad una più puntuale riflessione sul ruolo e sulle responsabilità dei cosiddetti “volontari politici” e dei consiglieri delegati, evidenziando, in particolare Gnocchi che già mesi fa aveva proposto l’adozione di un codice etico, come pur essendo lodevole nelle intenzioni, il testo della Carta necessiti di una personalizzazione e di uno studio preliminare, giacché non di rado si potrebbe porre il rischio che problemi interpretativi generino non poche difficoltà ai firmatari.
Una proposta, in linea di massima, piuttosto rigida, che trova il suo fondamento nella necessità di porre ordine in un sistema naturalmente soggetto a pressioni indebite. Non mancano nel testo le asperità da smussare ma molte misure non sarebbero richiamate se fosse la legge a occuparsi di disciplinare alcune fra le più evidenti falle nel sistema evidenziate dai relatori. D’altronde, come tutti hanno convenuto, mostrando un generale favore per l'iniziativa, una carta di intenti tanto stringente non troverebbe ragion d’essere se l’interesse pubblico non fosse così frequentemente sopraffatto da logiche estranee al bene della comunità che, finendo con il prestare il destro alla retorica antipolitica “da bar” pongono discredito sulla maggioranza degli amministratori quotidianamente impegnati in una difficile vocazione di servizio.