'Not in my name', musulmani d'Italia in piazza contro il terrorismo
Si è aperta con un minuto di silenzio a Roma la manifestazione contro il terrorismo indetta da varie organizzazioni islamiche. L'iniziativa, dal titolo 'Not in my name' in risposta agli attacchi di Parigi, è stata organizzata in piazza Santi Apostoli.
''E' nostro dovere assumere una posizione chiara e non negoziabile contro chi promuove il terrorismo, è dovere di ogni musulmano condannare la violenza e il terrorismo, i musulmani devono assumersi le loro responsabilità'' ha detto il segretario generale della Grande Moschea di Roma Abdellah Redouane aprendo la manifestazione. ''Bisogna partecipare attivamente alla vita delle nostre città e sanare le ferite delle nostre periferie - ha aggiunto Redouane - L'impegno di tutti non è solo auspicabile, ma anche indispensabile''.
''Insieme possiamo vincere paura e terrorismo, se non lo facciamo hanno vinto i terroristi'' ha sottolineato l'imam di Firenze Izzedin Elzir, presidente dell'Ucoii (Unione Comunità Islamiche d'Italia), alla manifestazione a Roma. ''Il terrorismo non ha sede, noi non siamo incivili come loro, la nostra presenza qui dimostra che la comunità islamica è parte integrante della comunità italiana'', ha rimarcato Elzir.
"No alle guerre sante. Nessuna guerra è santa. Solo la pace è santa" ha dichiarato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, condannando "chi ha seminato il terrore. Dobbiamo stare insieme perché chi mette l'uno contro l'altro è nemico della pace".
In piazza anche il regista toscano Paolo Virzì per dire "no all'odio, alla violenza, all'astio, alla tristezza, a questo progetto di morte". Per Virzì è "ingiusto agitare paure in maniera facinorosa e becera per ottenere, semplicemente, qualche voto in più". Nel corso del suo intervento il regista ha abbracciato simbolicamente gli uomini e le donne musulmane presenti a piazza Santi Apostoli. "Vogliono distruggere la loro millenaria e affascinante cultura, la loro storia, ma noi non ci faremo scoraggiare, lo ripeto, da questo progetto di odio e di paura che vuole distruggere la nostra vita di gioia".
Musulmani in piazza anche a Milano, a San Babila, dove almeno tremila persone si sono date appuntamento per dire no al fondamentalismo islamista e al terrorismo. Esponenti, uomini, donne e bambini, di oltre 90 comunità islamiche di Milano, Monza e Brianza. Dicono no alla politica del terrore ma chiedono "più moschee per poter educare i giovani ai veri valori dell'Islam".
Davide Piccardo, coordinatore del Caim, ha esortato anche a dire "no alla strumentalizzazione politica e a cosa ha portato. Abbiamo già visto le persecuzioni razziali e dunque diciamo no all'antisemitismo e alla islamofobia. Lo diciamo forte e chiaro". "Questa comunità - ha spiegato - se è chiamata a combattere il fondamentalismo deve essere messa nelle condizioni di farlo, deve essere rispettata ed essere riconosciuta 365 giorni all'anno, non solo dopo gli attentati". "Abbiamo 695 luoghi di preghiera informali e solo cinque ufficiali. Non siamo messi - ha insistito Piccardo - nelle condizioni per educare i nostri giovani".