FARRA DI SOLIGO – Venerdì 3 giugno, ore 10,39: l’ufficiale giudiziario bussa in municipio a Farra di Soligo. E consegna l’atto di pignoramento per 3.861.256,77 euro: è l’inizio di un incubo che travolge ora non solo l’amministrazione Nardi, ma tutti i farresi, con conseguenze che saranno tangibili già dalle prossime ore, visto che molti servizi non potranno più essere garantiti non potendo toccare nemmeno un euro.

Una notifica che è la conseguenza legata alla vertenza del Pip (piano per gli insediamenti produttivi) di Col San Martino. Una ventina di anni fa in 19 vennero espropriati dei loro terreni ottenendo un indennizzo che però in giudici, negli anni e in vari sedi di giudizio, hanno rivalutato come richiesto dagli avvocati degli espropriati. Per gli espropri del Pip di Col San Martino il comune e le ditte che acquistarono i lotti sono chiamati a versare oltre 4 milioni di euro agli allora espropriati, che salgono in totale a circa 12 se si sommano gli espropri per il Pip di Soligo che ha seguito la medesima strada giudiziaria. La Corte d’Appello nel 2014 ha dato ragione agli espropriati. Ora solo la Corte di Cassazione, a cui il comune ha fatto ricorso, potrà ribaltare la sentenza. A ottobre è prevista la prima udienza per gli espropri del Pip di Col San Martino. E fino ad allora i conti del comune rimarranno bloccati. Il giudice del tribunale di Treviso, il prossimo 20 giugno, deciderà quali somme possono essere impignorabili, dunque quali servizi potranno essere comunque garantiti. In attesa si naviga a vista.

«Questo atto – spiega il sindaco Giuseppe Nardi – ci ha bloccato tutti i beni mobili del comune presso la tesoreria Unicredit, soldi che non possiamo toccare». Tradotto: la mensa dell’asilo funzionerà ancora per un paio di giorni, fino a che ci sarà cibo nelle dispense; i lavori pubblici che dovevano partire ieri in piazza Rovere sono stati fermati, lo sfalcio dell’erba pure; sospesa l’assistenza domiciliare, i pasti caldi per gli anziani, il trasporto con il pulmino; stipendi congelati per i dipendenti comunali. Il comune non ha ora nemmeno i soldi per pagare le bollette e non è escluso che l’illuminazione pubblica possa esser spenta. Effetti e ricadute che il sindaco e tutto il consiglio comunale illustreranno venerdì 10 giugno alle 20,30 a tutti i cittadini incontrandoli nell’auditorium Santo Stefano.

«Invito le parti a trovare un accordo bonario: state facendo un danno a tutta la comunità di Farra di Soligo»: l’appello lanciato ieri sera da giunta e consiglio comunale che si è ritrovato in municipio per affrontare la questione che, per portata di pignoramento, non trova uguali in Italia. «Condividiamo la preoccupazione del sindaco per una situazione che si profila drammatica» non nascondono le minoranze pronte a dare il loro contributo per risolvere la questione. Unico modo di risolverla sarebbe trovare un accordo tra le parti: si era ad un passo un mese fa, poi è saltato tutto. «Chi avanza soldi dal nostro comune per lavori o servizi dati difficilmente li avrà – non nasconde Nardi e ammontano a circa 250 mila euro i lavori pubblici già eseguiti e che dovevano essere pagati -. Confidiamo nel giudice per cercare di far sopravvivere la comunità di Farra. Il nostro – aggiunge Nardi – è un fronte comune per quello che è un dramma per la nostra comunità. Stanno facendo soffrire chi non centra niente. E nulla, sia chiaro, gli espropriati potranno avere fino a quando la Cassazione non si esprimerà».

Per il sindaco non ci sarà alcun commissariamento del comune, alla luce del pignoramento. «Non mi dimetto – chiarisce -, non abbandoniamo la nave».