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15 dicembre 2024

Nord-Est

Maxi evasione di vetrerie Murano, sequestrati 7 milioni

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Maxi evasione di vetrerie Murano, sequestrati 7 milioni

La Guardia di Finanza di Venezia, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito da stamani un decreto di sequestro preventivo per 7 milioni di euro a dieci presunti responsabili di una frode fiscale nel settore della produzione e vendita del vetro di Murano. Il provvedimento, emesso dal Gip di Venezia, riguarda conti correnti, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati, tra cui gli amministratori delle otto vetrerie coinvolte, e un cambiavalute.

 

Inedito quanto ingegnoso il sistema ideato per evadere le imposte: al centro del meccanismo una serie di terminali POS portatili collegati con delle SIM card, formalmente intestati al cambiavalute veneziano ma di fatto usate dalle vetrerie per incassare i soldi delle vendite 'in nero' di preziosi vetri di Murano a turisti stranieri. Le somme incassate venivano accreditate sul conto corrente bancario di appoggio intestato allo stesso cambiavalute, che ogni mattina si recava in banca per prelevare in contanti il denaro incassato dalle vetrerie il giorno precedente, fino a 170.000 euro in una sola volta. Nel proprio ufficio, poi, si incontrava con i titolari delle vetrerie ai quali restituiva gli incassi trattenendo per sé il 5%.

 

Le ricevute del POS e i dati degli acquirenti stranieri venivano quindi registrati nella contabilità del cambiavalute, facendoli figurare come anticipi contante in valuta locale. In sostanza, il corrispettivo delle vendite del vetro veniva "trasformato" in un'operazione del cambiavalute e formalmente in linea con la sua attività e ininfluente sotto il profilo fiscale. Naturalmente, per le vendite non venivano emessi regolari documenti fiscali, anche se la merce poi effettivamente veniva spedita ai clienti all'estero. I documenti doganali erano corredati da fatture relative ad altre vendite precedenti, oppure fatture "pro-forma" cui poi non seguiva alcun documento fiscale; all'atto dell'acquisto, alcuni clienti venivano invece invitati a pagare una parte dell'acquisto sul POS ufficiale della vetreria, importo sulla base del quale veniva emessa la fattura; la maggior parte della somma veniva quindi pagata sul POS dell'agenzia di cambio.

 

L'ammontare complessivo stimato degli acquisti in nero sfiora i 30 milioni di euro; in un caso è stata rilevata una transazione POS per 48.000 euro. Le imposte sui redditi evase ammontano a circa 5,5 milioni di euro, mentre le "commissioni" del cambiavalute ammontano a quasi un milione e mezzo. La frode è stata scoperta con attività di intelligence sul territorio e all'analisi di rischio tramite le banche dati. L'incrocio delle informazioni ha fatto emergere la posizione del cambiavalute che, pur operando formalmente in un'unica sede, risultava disporre di molti apparati POS. Sono state quindi svolte intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno consentito di documentare il meccanismo fraudolento e le restituzioni dei contanti agli addetti delle vetrerie. Al termine delle indagini di polizia giudiziaria seguiranno le contestazioni di natura fiscale a carico di tutte le otto imprese coinvolte.

 

Lo stratagemma andava avanti almeno dal 2013. Al cambiavalute, 63 anni, di Venezia, sono stati requisiti, tra l'altro, tre orologi Rolex di lusso e 220 mila euro in contanti custoditi in due casseforti nascoste dietro a quadri. A suo carico, su disposizione del Gip, è scattato un sequestro di 1,3 milioni, ossia il denaro che si suppone sia stato sottratto al fisco. Le otto vetrerie devono rispondere dei rimanenti 5,7 milioni evsi. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Stefano Buccini, sono scattate nel 2016 durante un controllo di routine della Gdf: si è scoperto che il cambiavalute possedeva un numero spropositato di Pos rispetto alle sue reali esigente professionali, e i suoi prelievi erano ben superiori rispetto a quanto movimentato dalla sua agenzia. Delle vetrerie sono indagati i rispettivi rappresentanti legali e, in un caso, un amministratore di fatto. Uno dei Pos è stato trovato in una intercapedine ricavata vicino alla vetrina di un negozio, in un cassetto ricavato ad hoc.

 



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Roberto Silvestrin

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