Miracolo a Cison
L’acqua si trasforma in vino. E sgorga dalle fontane pubbliche
| Emanuela Da Ros |
CISON DI VALMARINO - L’ideatore del...miracolo è conosciuto in paese col soprannome di Franz Tuben. Franz sta per Francesco (“Pure il papa mi ha rubato il nome!”, scherza l’interessato), ‘Tuben’ sta per tubi, perché Franz prima di andare in pensione faceva l’idraulico. E sono stati proprio i segreti del suo mestiere a dargli l’idea. Quindici anni fa.
“Perché non trasformiamo l’acqua in vino?”, ha proposto agli amici del Circolo di Cison. Detto fatto (da quelle parti si fa così). Grazie all’attivissima Pro Loco (e al sostegno del Comune di Cison di Valmarino, dell’Associazione Fontane Magiche, dell’Unione Sportiva Cisonese, di Via dei Mulini, del Mazarol, del Gruppo Alpini, degli Amici dei Loff), il miracolo di trasformare l’acqua in vino si ripeterà sabato prossimo.
Sabato 15 giugno, alle 18 alle 20.30 le fontane pubbliche che puntellano il borgo faranno sgorgare vino bianco o rosso. Che si potrà raccogliere con una tazza-ricordo, acquistabile al costo di 15 euro. “Ogni centesimo ricavato - spiega Franza Tuben - verrà devoluto in beneficenza. Lo scorso anno i soldi raccolti sono stati quasi cinque mila, assegnati a un’associazione per la ricerca sulla Sla e a un progetto di aiuto concretizzato in Burkina Faso”.
La manifestazione partirà dalla Fontana de’a Crosera, con tanto di banda musicale e si snoderà tra le vie del borgo dove i tini, o meglio: le fontane, ribolliranno a beneficio dei tanti visitatori.
“Quando è nata - chiosa Tuben - la manifestazione era...una cosa di famiglia: interessava per lo più il paese, ma poi la notizia del miracolo si è diffusa tanto da attirare ogni anno qualche migliaio di persone. Anche perché - a parte il vino - a Cison ci sarà la possibilità di degustare formaggi, salumi, specialità tipiche o di assaggiare un ottimo spiedo presso le Case Marian”.
Franz Tuben non cela la soddisfazione per il progetto: “Mi ha dato la possibilità di guadagnare un altro nomignolo - dice-. I concittadini mi chiamano ‘il Ministro delle acque’.”