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16 luglio 2024

Benessere

Piantarla non è reato? Forse. Da oggi avere in casa una pianta di erba non è come una volta

Coltivare marijuana per uso personale non costituisce reato penale. Questo ha stabilito la Corte di Cassazione lo scorso dicembre ma la strada per la legalizzazione non è ancora spianata

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Piantarla non è reato? Forse. Da oggi avere in casa una pianta di erba non è come una volta

Con la sentenza del 19 dicembre 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, il massimo organo della giurisdizione italiana, hanno decretato che la coltivazione di marijuana per uso personale non costituisce reato penale. Non rappresenta, di fatto, un pericolo contro la salute pubblica.

 

Si legge nella sentenza che non costituiscono reato le “attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in maniera domestica”. Le condizioni per cui non si possa parlare di reato, quindi di perseguibilità penale, si concentrano soprattutto sulle quantità di prodotto ricavabile, che deve essere sufficiente solo per l’uso personale. E per personale si intende: dell’unico individuo che l’ha coltivata. Perciò se state pensando che fumare da soli è proprio una tristezza, attenzione: anche la cessione gratuita costituisce un’istigazione al consumo di stupefacenti e quindi può ricadere di nuovo in ambito penale.

 

Non resterebbe che allestire un angolo del balcone con una pianta a testa, per poter fumare insieme e trascorrere un ozioso pomeriggio di svago. Ma la situazione non è affatto semplice perché la coltivazione di piante di marijuana continua a essere considerata un reato secondo la norma attualmente in vigore.

 

Una situazione complessa

Salutata da tante associazioni ed esponenti politici favorevoli alla legalizzazione come il primo passo verso un cambiamento epocale, la sentenza è stata altrettanto aspramente criticata dalle fazioni opposte. Politici di destra e comunità di recupero hanno invece visto in questo, un segnale del decadimento della società verso un futuro di dissolutezza e declino inarrestabili.

 

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo ed è necessario puntualizzare alcuni aspetti. Per esempio, una sentenza non fa legge ma fa giurisprudenza, appunto. Questo significa che da oggi cambia la linea difensiva, mentre continua a essere considerato reato coltivare in casa stupefacenti. Potrà sperare in maggiore clemenza della corte chi venga pizzicato a potare, innaffiare, concimare e curare la propria piantina con tanto amore (solo amore, niente lampade alogene, impianti di irrigazione a goccia, e altri stratagemmi per accrescere il raccolto).

 

Un giudice o un tutore della legge potranno prendere in considerazione l’esito della sentenza del 19 dicembre nell’emettere la propria in un caso simile. Ma la legge, di fatto, continua a ritenere illegale la coltivazione domestica, incluso quella per uso personale.

 

La portata effettiva della sentenza

State già sfogliando i cataloghi delle sementi, valutando con approccio scientifico il bouquet di effetti psicotropi e/o rilassanti e/o psichedelici che ogni nuova cultivar offre? Avete appena consultato la guida all'acquisto degli interessanti avanzamenti della tecnica che consentono di fumare sano? Frenate e tornate indietro sulla terra.

 

Non sono ancora state rese note le motivazioni della sentenza, quindi non sono ancora definite le condizioni del caso specifico esaminato dalla Corte che hanno permesso di elaborare questo risultato.

 

Per esempio, non è ancora noto quali siano le condizioni per definire “consumo personale” o “coltivazione di minime dimensioni”. La sentenza fa anche riferimento alle tecniche “rudimentali” usate per la cura della pianta. Non è noto nemmeno quale fosse il motivo per cui l’imputato coltivasse in casa marijuana, se per scopo ludico o terapeutico.

 

Quello che emerge chiaramente è che il fatto non sussiste solo se il suo impatto è tanto limitato da non costituire un rischio per la salute pubblica. Quindi le quantità prodotte sono talmente basse da bastare al solo consumo personale. Esclusa anche la possibilità di far fare un tiro ad altri membri della famiglia, in quel caso si ricadrebbe nel reato di induzione al consumo di stupefacenti.

 

Cosa ci si deve aspettare nel prossimo futuro

Quel che cambia, nei fatti, è la linea difensiva che l’avvocato può seguire per difendere il proprio assistito nel caso subisca un processo per detenzione di piante di marijuana. Infatti, quella dello scorso dicembre non è l’unica assoluzione nella nostra giurisdizione, ma è la prima di così alto grado. Da ora in poi la sentenza fa giurisprudenza. Già durante un’eventuale perquisizione potrebbe essere lo stesso tutore della legge a stabilire la non sussistenza delle condizioni per il reato.

 

Ma rimane il problema di fondo. Manca una legge che depenalizzi e regolamenti la coltivazione domestica per uso personale. Del resto, sempre la Cassazione, aveva evidenziato la carenza e incongruenza sul piano normativo con la sentenza n. 30475 del 10 luglio 2019.

 

In quel caso attività commerciali e agricole avevano subito gli effetti negativi della sentenza che metteva in luce l’incoerenza delle norme in tema di coltivazione e vendita della marijuana light.

Il fatto che ancora il Parlamento non si sia pronunciato in proposito e anche l’iter dell’emendamento alla scorsa manovra finanziaria si sia rivelato fallimentare, non fa ben sperare in una rapida soluzione dell’annosa questione.

 


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