I finanziamenti alle imprese garantiti dallo Stato
| Gloria Girardini |
di Claudio Bottos
Torno sul tema dei finanziamenti alle imprese garantiti dallo stato che già avevo parzialmente affrontato in questo articolo. Ci torno perché clienti, conoscenti e amici mi chiedono come mai i finanziamenti tardano ad arrivare e sono quasi sempre inferiori alle richieste e si deve negoziare con la banca. Cercherò di rendere semplice una questione abbastanza complessa, per far capire a chiunque i motivi per cui le cose vanno in questo modo. Spero di riuscirci e mi perdoneranno i tecnici della materia per come ho semplificato. Il problema ruota attorno a questi termini: aspettative, difficoltà finanziaria prima degli eventi COVID-19, centrale rischi, rating, e situazione economico-patrimoniale dell’impresa.
L’aspettativa è quella che il governo ha creato negli imprenditori comunicando importi e modalità, prima durante e dopo il Decreto-legge n. 23 del 8 aprile 2020 e successive modificazioni apportate in sede di conversione. Sembra, ascoltandoli e leggendoli, che qualsiasi azienda possa accedere a sostanziosi finanziamenti a costi molto bassi. Se prendiamo per esempio le PMI, queste possono ottenere una garanzia dallo stato, tramite il fondo di garanzia, del 90% sull’importo del finanziamento richiesto. Se un imprenditore entra nel simulatore di Garanzia Italia e prova ad inserire i dati, come ho provato a fare, ipotizzando di essere una piccola azienda con 20 dipendenti che nel 2019 ha fatturato 2.000.000 di euro, appare, come da figura 1, che potrebbe chiedere un finanziamento fino ad un valore massimo di 1.400.000 euro. Questa diventa l’aspettativa dell’imprenditore.
La difficoltà finanziaria prima degli eventi COVID-19, che impedisce di accedere al finanziamento garantito, prevede una serie di casi come ad esempio: il cliente della banca alla data del 29/02/2020 non risultava classificato tra le esposizioni scadute e deteriorate, inadempienze probabili o sofferenze. Il punto 5 dell’Annex 1 di cui al documento garanzia Italia presente nel sito Sace, riporta, come motivo di difficoltà finanziaria dell’impresa che in Centrale Rischi, alla data del 31 dicembre 2019, il rapporto tra sconfinamenti cassa e accordato cassa totale, fosse inferiore al 20%. In parole povere significa che, se una azienda con 10.000 euro di fido accordato al 31.12.2019 aveva uno sconfinamento (oltre il fido) di 1.000 €uro, pari quindi al 10% non è considerata in difficoltà finanziaria mentre, se lo sconfinamento era di 2.500 euro, pari quindi al 25% è considerata in difficoltà.
La centrale rischi è alimentata dalle informazioni che gli istituti di credito trasmettono mensilmente. Bisogna fare attenzione, vedo che molti non controllano queste informazioni, a volte gli istituti di credito trasmettono dati errati. Ciò significa che una impresa o un privato potrebbe essere, a sua insaputa, nella lista delle aziende in difficoltà o dei cattivi pagatori. Per verificarlo basta collegarsi al sito della Banca d’Italia e il documento viene fornito praticamente in tempo reale. Consiglio a tutti, imprese e privati, di fare periodicamente questa verifica visto che il servizio è gratuito.
Tornando al rapporto banca-impresa, visto che la richiesta di finanziamento garantito deve per forza passare da un istituto di credito accreditato presso il Fondo di Garanzia, entra in gioco la questione rating aziendale. Abbiamo visto cos’è il rischio in questo articolo e, il rating rappresenta la valutazione del rischio che l’impresa faccia default non essendo più in grado di pagare i suoi debiti. Più è alta la valutazione (es. classe 1) più basso è il rischio di default e, più bassa è la valutazione (es. classe 12) più alto è il rischio di default. In termini pratici significa che, più alto è il rischio, più alti sono gli oneri finanziari che un’azienda deve pagare per finanziarsi, ammesso che trovi chi la finanzia. Fatevi una domanda: voi prestereste i soldi a qualcuno che sapete essere in condizioni difficili e quindi non in grado di restituirveli? La stessa cosa accade tra banche e imprese. Più il rating di una impresa è basso più è facile per una banca perdere i soldi prestati. Molte banche, con questa occasione, cercano di negoziare a loro tutela le richieste di finanziamento dei clienti garantite dallo stato. Se per esempio un cliente con fascia rating bassa (magari classe 8) chiede un ulteriore finanziamento, la banca cercherà di negoziare con il cliente la chiusura della esposizione richiedendo un importo maggiore della esposizione, così da chiudere la precedente e partecipare al rischio con lo stato per il 10% del finanziamento garantito. Se ad esempio una impresa (con rating basso) ha una esposizione di 300.000 euro con la banca e, in base al simulatore potrebbe chiedere 400.000 euro cosa potrebbe accadere? Fino ad ora la banca rischia il 100% di 300.000 euro. Se negozia con il cliente la richiesta al fondo di garanzia, il cliente potrebbe ricevere 400.000 euro, ma la liquidità vera che entra è 100.000 euro, perché 300.000 euro andrebbero a chiusura della vecchia posizione. La banca in questo caso diminuirebbe il rischio da 300.000 euro al 100% a 40.000 euro che è il 10% del finanziamento e per il quale il 90% è garantito dallo stato. In caso di default la banca perderebbe 40.000 euro e lo stato, ossia tutti noi, perderebbe 360.000 euro. Con un’ottica diversa potremo dire che questa operazione si potrebbe configurare come una parziale messa in sicurezza del sistema bancario. Nello stesso tempo per le imprese si tratta di un ulteriore indebitamento e devono chiedersi se sono in grado di sostenerlo nel tempo.
La continuità aziendale dipende, sia dall’assetto organizzativo, amministrativo e contabile (come previsto dall’art. 2086 del c.c.), sia dalla situazione economica e patrimoniale dell’impresa alla data attuale, sia dal piano economico e finanziario futuro. Alcuni indici e rapporti tra dati della situazione economica e patrimoniale, oltre ad alcuni aspetti qualitativi, determinano il punteggio del rating. La vera chiave di lettura è comunque la sostenibilità economica, l’impresa deve avere ricavi superiori ai costi, compresi quelli figurativi e, in questo caso genera flussi di cassa e non entra in crisi, se no, queste operazioni di finanziamento non fanno altro che spostare in avanti la crisi e la successiva chiusura dell’impresa. Non ho affrontato volutamente l’aspetto burocratico per la presentazione delle domande, ma credo che dopo aver letto l’articolo e capito l’intreccio di interessi, dati e relazioni si possa intuire il perché della macchinosità e della tempistica.