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01 dicembre 2024

Treviso

Ex caserma Serena: "Questa non è accoglienza ma una vergogna"

Così il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni: "L'accoglienza che funziona è quella diffusa, il modello Calò"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

ex caserma serena

TREVISO - “La caserma Serena è una vergogna nazionale”. Lo ha detto il candidato del centrosinistra alle regionali, Arturo Lorenzoni, davanti alla caserma Serena di Treviso dove oggi ci sono 233 richiedenti asilo positivi al Covid-19 su circa 300 ospiti totali, tutti in quarantena dal 30 luglio.

Questo modello di gestione dei richiedenti asilo è un modello disumano e totalmente inefficace per un percorso di integrazione. Mi chiedo anche come mai non sia stato fatto un monitoraggio più frequente e continuativo con tamponi agli ospiti visto l’alto rischio di contagio in una situazione a così alto tasso di aggregazione”.

da sin: Rachele Scarpa, Arturo Lorenzoni, Antonio Silvio Calò, Luigi Calesso 

Per Lorenzoni la soluzione c’è e funziona: “Si chiama modello di accoglienza diffuso. Abbiamo un testimone credibile, perché lo ha dimostrato: si può avere un modello di accoglienza diverso, che funziona. Sto parlando del modello “Calò”, ovvero dell’accoglienza diffusa. Antonio Calò (il professore trevigiano che nel 2015 ha accolto nella sua casa di Povegliano sei giovani migranti oggi autonomi e indipendenti) ha fatto accoglienza e strutture come l’ex caserma Serena vanno esattamente nella direzione opposta a quella dell’integrazione e a quella del rispetto della dignità delle persone. Questa è una gestione disumana”.

“La situazione parla da sola - dichiara Rachele Scarpa, giovane candidata consigliere regionale nella circoscrizione di Treviso - cento contagi in più in neanche dieci giorni sono sintomo di una accoglienza che non funziona più e che non ha mai funzionato. Non è possibile immaginare che questi contagi non avvengano più se continuiamo ad avere solo questi grandi hub come modello di accoglienza”. “C’è invece un modello che funziona ed esiste - continua - è un modello che prevede la distribuzione di sei persone richiedenti asilo ogni 5mila abitanti e se applicato da tutti avrebbe probabilmente evitato questa emergenza”.

 

 


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Isabella Loschi

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