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30 dicembre 2024

Treviso

Davide Moretto, l’artista maestro nel dettaglio artigianale

Un uomo di poche parole, un sorriso a mezz’asta e ironico, uno sguardo profondo, intenso,attento e pieno di vita

| Federica Gabrieli |

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| Federica Gabrieli |

Davide Moretto

Un Uomo di poche parole, un sorriso a mezz’asta e ironico, uno sguardo profondo, intenso,attento e pieno di vita. Mai vestito alla moda anzi personifica il contromoda; non comodande ma scomodante in alquante situazioni. Ribelle e sovversivo fin da bambino, la “strada” era il suo luogo preferito di giochi e monellate condivise con gli amici e dove tutto poteva accadere, senza filtri e finzioni. Nato a Treviso il 1 giugno del 1968, padre imprenditore edile e madre casalinga. Un luogo magico dove si assapora aria di casa ma soprattutto di tradizione. All’entrata rimango subito catturata da un oggetto giocattolo piccolo e coloratissimo, un pinocchio di gomma che schiacciandolo emana un gemito buffo e divertente e che mi fa rimbalzare a quand’ero piccina e proprio questo rimbalzo profondo ci suggerisce una domanda spontanea.

 

Davide che bimbo eri?

“Non sono mai stato un ragazzino tranquillo, vengo dal mondo delle costruzioni, infatti mio padre aveva una piccola impresa edile e proprio a Lui, per me era il mio eroe ed è mancato in giovane età, sono grato. La mia infanzia è stata disincantata, cruda, rude, mani sporche di malta e vestiti senza tanti fronzoli e merletti, mentre andavo a scuola, aiutavo il padre nella sua impresa. Dopo che ho conseguito il diploma e già mio padre non c’era più, ho deciso di portare avanti la sua attività, così mi sembrava di averlo in qualche modo vicino. Tant’è che in seguito a un nuovo percorso introspettivo, nel 2012 ho deciso di chiudere l’azienda, avevo necessità di ritrovare oggetti legati alle tradizioni che con gli anni si stavano perdendo. Mi sono altresì reso conto di come era cambiato il mondo del lavoro, delle costruzioni nel mio caso ma lo posso estendere a qualsiasi altro mestiere. Vedi, maturando certe esperienze ed acquisito determinate nozioni, mi sentivo il dovere anzi l’obbligo morale di trasmetterle, questo perché quando noi – inteso come generazione preduemila- ci estingueremmo, i nostri figli, nipoti, pronipoti perderanno tutto quel ben di Dio che i nostri avi ci hanno lasciato in custodia ovvero: la nostra identità e proprio perché quest’ultima avviene da un saper tramandare determinati lavori ovvero i famosi trucchi del mestiere”. A questo punto hai deciso quindi di fondare questa Associazione Artemateria, assieme ad altre due persone molto vicine a te, ovvero tua sorelle Marta e la tua compagna Mara.

 

Cos’è ArteMateria?

“E’ un desiderio di voler restituire unicità alla materia ovvero di trasformare e ridar vita a oggetti unici e materiali autentici che hanno una storia e una eredità da raccontare; una condivisione alchemica verso nuove opere d’arte. Infatti l’Associazione ArteMateria sostiene l’intento ed il fine di recupero, sostenibilità e trasformazione artistica, valorizzando il territorio Veneto come fucina d’arte ed artigianalità del passato, presente e futuro Ciò che è e sarà insostituibile è l’amore tradotto in passione per ciò che creiamo”.

 

Di cosa Ti occupi all’interno di questa Associazione e quali sono i luoghi di recupero dei materiali?

“Ho sempre avuto competenze nel vetro, ferro, legno, pietre e cemento tuttavia sento in qualche maniera che fanno parte di me e cerco di dare loro il giusto valore. I luoghi di recupero avvengono in fabbriche dismesse, officine di carpenteria, falegnamerie, vetrerie di Murano, scuole di musica infatti in quest’ultima ho trovato un pianoforte antichissimo ed una bellissima ed imponente custodia di un contrabbasso, vediamo cosa ne riuscirà; non vedo l’ora di metterci le mani”.

 

La Tua collezione che temi ripercorre?

“C’è una collezione a cui sono particolarmente legato, denominata “Dalla Fucina” che nasce dall’intuizione e dalle abilità manuali di recuperare res derelictae, cenni di storia, patrimonio del nostro territorio, dimenticati e abbandonati e sapientemente fusi a tecnologie all’avanguardia nell’illuminazione, donandoci nuove emozioni. In questa collezione appartengono vari temi, da quello: Uomini e Animali dove sono stati utilizzati materiali di ferro corten lavorato in forgia e a incudine con applicazione led Troviamo il Soffio di Galassia utilizzando una fusione dell’ottone e rame su ferro ed applicazione led; Pensieri Sospesi, una lampada da tavolo con taglio a fiamma di lamiera in ferro con supporti magnetici e led; Medusa in ferro lavorato, Padre in lamiera corten con vetri di Murano colorati e interno laccatura a mano , con polvere d’oro; spaziamo poi alla Segnalazione Ferroviaria e Marina in ferro, ottone e vetro con applicazioni di tessuti pregiati in seta arrivando poi alla realizzazione di tavoli in legno e pietra ad altri in cuoio e borchie Insomma i nostri antenati ci hanno lasciato un grande tesoro e noi ne dobbiamo aver cura, qualsiasi sia la sua derivazione”.

 

All’interno del tuo atelier, oltre a questa attività di rigenerazione, so che hai allestito eventi e mostre esponendo quadri di pittori trevigiani verosimilmente hai organizzato dei laboratori coinvolgendo i giovani Hai già in programma per quest’anno altre attività?

“Il mio spazio è atto anche per shooting fotografici, tant’è che già alquante aziende nel settore delle calzature ed abbigliamento ne hanno fatto uso. Sicuramente continuerò nell’organizzazione di laboratori per i giovani e nel contempo dei corsi olistici e calligrafici; questo perché come ti dicevo prima il mio intendo è quello di condividere e trasmettere l’importanza di alcune lavorazioni che stiamo perdendo ai giovani e avendo tuttalpiù la fortuna di trovarci in un territorio colmo di valori culturali nel saper fare e far bene. C’è la necessità di indirizzare e dare fiducia a questi ragazzi mostrandogli la retta via. Stiamo perdendo gli artigiani nel legno, vetro, ferro perché non troviamo giovani che hanno voglia di sporcarsi le mani e nel creare; infatti il mio sogno sarebbe di realizzare una scuola di lavorazione di questi materiali”.

 


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Federica Gabrieli

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