Ex grillini: "Dimissioni in bianco ai consiglieri, il M5S viola la Costituzione"
I 14 consiglieri trevigiani del Movimento 5 stelle firmeranno questa sera un "atto di responsabilità"
| Isabella Loschi |
TREVISO - Sono 14 i consiglieri M5S nella Marca Trevigiana che questa sera si incontreranno per sottoscrivere “un atto di responsabilità, ovvero l’impegno a rimettere il loro mandato elettorale al giudizio assembleare del gruppo territoriale di riferimento”. “E – spiegano - qualora dovessero essere sfiduciati, a rassegnare, entro 10 giorni, le dimissioni dalla carica ricoperta”.
“La sottoscrizione di questo documento - sottolineano – è un’ulteriore garanzia che gli eletti a 5 stelle vogliono dare ai propri elettori, per cercare di eliminare la crisi di rappresentatività politica odierna e per diventare punti di riferimento nel loro territorio in un mero rapporto di semplici “cittadini tra cittadini”.
Il comunicato ha fatto insorgere l’ex grillino Alessandro Gnocchi, ora consigliere comunale del gruppo misto ed altri ex esponenti del movimento 5 stelle come la senatrice Paola De Pin, Franco Dal Col, consigliere a Ponzano, Federica Salsi consigliere a Bologna e Raffaella Pirini a Forlì. “Riteniamo gravissimo quanto sta accadendo all’interno del Movimento 5 Stelle – scrivono in una lettera di protesta- Il fatto che ai consiglieri comunali targati 5 stelle si vogliano far firmare delle “dimissioni in bianco” con le quali poterli “licenziare” durante lo svolgimento del loro mandato è preoccupante. Con questo atto tutti i consiglieri M5S della provincia di Treviso sottoscriverebbero un atto in totale contraddizione con la Costituzione Italiana e con i numerosi statuti comunali, nei quali si fa esplicito riferimento alla “libertà di mandato”, e ai quali si devono attenere in quanto membri delle istituzioni. L'obiettivo dei padri costituenti era esattamente quello di evitare che i vertici dei partiti avessero il potere di ricattare gli eletti che rappresentano tutti i cittadini”.
“Sorprendono – attaccano - pertanto l’ingenuità e l’arrogante superficialità con le quali si propone e si chiede di accettare questo tipo di condizioni a referenti eletti che hanno in primis una responsabilità piena di fronte a tutto l’elettorato e non solo rispetto a quello del partito o movimento di appartenenza”.