IL NUCLEARE IN FADALTO?
Cinquant’anni fa la Sade eseguì esperimenti sulla roccia come possibile “contenitore di un impianto per l’energia nucleare"
VITTORIO VENETO – La notizia dà i brividi. Anche se non è una notizia di oggi, o di ieri. E’ una notizia che arriva dal passato. Da un passato (l’anno è il 1960) in cui la Sade la fa un po’ da padrona in fatto di energia, sia in Veneto che nel Friuli Venezia Giulia. In particolare la Sade è attiva nell’arco dolomitico del Bellunese e a Longarone (tanto per citare un luogo tragico della memoria).
Il dottor Renato Cananzi, uno dei responsabili della Sade, parlando così, en passant, a una riunione conviviale del Lyons club di Mestre che aveva come tema i “problemi connessi all’impiego dell’energia nucleare” nell’aprile del 1960 afferma che “In una centrale idroelettrica di Vittorio Veneto sono state fatte prove tecniche e scientifiche, a livello molto serio ed elevato, sul comportamento della roccia della caverna come possibile contenitore di un eventuale futuro impianto per la produzione di energia nucleare”.
A riportare la dichiarazione di Cananzi è il Gazzettino, che in un articolo del 26 aprile di quell’anno accennava appunto all’ipotesi di costruire una centrale nucleare dentro l’indomita roccia del Fadalto.
Non si sa se “le prove tecniche e scientifiche” siano state limitate al 1960 e quanta e quale roccia sia stata testata per contenere eventuale uranio.
La Sade (che era una società privata nata a Venezia nel 1905), nel 1962, confluisce nell’Enel perché, per legge, la produzione di energia elettrica viene nazionalizzata. La tragedia del Vajont (la Sade era rimasta la proprietaria della diga) negli anni successivi travolse la società individuando in parte i colpevoli di un’impresa che causò uno dei drammi più tristi prodotti dall’uomo, non dagli umori della natura.
Quello che è certo è che la Sade in Fadalto ci starà a lungo per controllare la diga di Bastia (Santa Croce) e la centrale di San Floriano costruita nel 1961.
La notizia scovata nell’archivio storico del Gazzettino potrebbe essere solo una boutade. Perché anche solo pensare di associare una terra fragile e misteriosamente borbottante come il Fadalto con il nucleare sarebbe pazzesco.
Quello che ci si augura, anche attraverso queste righe, non è di creare inutili allarmismi, ma piuttosto di prevenire una tragedia. Se qualcuno dovesse sapere qualcosa su eventuali esperimenti avvenuti in Fadalto, be’ questo sarebbe il momento di parlare.
Emanuela Da Ros