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16 aprile 2024

Nord-Est

Padova, bimbo prelevato a forza. Zia e nonno denunciati per resistenza

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Padova, bimbo prelevato a forza. Zia e nonno denunciati per resistenza

Roma - Continuano le polemiche per il caso del bimbo di 10 anni di Padova portato via con la forza dalla polizia dalla sua scuola a Cittadella, in Provincia di Padova. La questione è finita oggi alla Camera con il sottosegretario all'Interno Carlo De Stefano che, come fatto ieri dal capo della polizia Antonio Manganelli, ha chiesto scusa a nome del Governo per "la scena del trascinamento del fanciullo".

Riferendo in Aula sulla vicenda, De Stefano ha aggiunto che "è stata già disposta un'inchiesta interna" sull'intervento della Polizia, "volta a verificare, con puntualità ed obiettività, le cause di un comportamento che, senza voler anticipare alcun giudizio, non è sembrato adeguato rispetto a un contesto ambientale piuttosto difficile ed ostile, che avrebbe potuto suggerire diverse modalità operative". "Del resto - ha sottolineato - la crudezza di quelle immagini offusca e rischia di far dimenticare tutte le volte che le forze di polizia, con pacatezza, sono intervenute e si sono schierate a tutela delle persone più fragili e indifese".

Intanto in queste ore scatterà la denucia per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale a carico di tre persone che hanno tentato di impedire il trasferimento del ragazzino. La segnalazione è stata fatta al Tribunale di Padova a carico della zia del ragazzino, che ha anche girato il filmato di denuncia, del nonno e di un genitore di uno dei compagni del ragazzo.

Il sottosegretario De Stefano ha ricostruito l'episodio, a partire dalla comunicazione, inviata la mattina del 10 ottobre dal padre del bambino all'ufficio Minori della Questura di Padova, per informarlo del rigetto da parte della Corte di Appello di Padova, del ricorso con il quale la madre aveva chiesto la sospensione del provvedimento di allontanamento dall'ambiente familiare materno. Il responsabile dell'ufficio Minori ha quindi contattato i Servizi sociali del Comune, incaricati di eseguire il provvedimento, che hanno deciso di intervenire immediatamente, per evitare che la madre del minore, come già accaduto due volte in passato, rendesse impossibile dar seguito alla decisione del giudice. Si è quindi stabilito di recarsi nella scuola, ritenendo l'area antistante l'istituto "il luogo più idoneo per l'intervento", in quanto "ambiente neutro rispetto alla casa familiare, dove i precedenti tentativi erano stati vanificati dalla resistenza del bambino, fortemente supportato dai componenti la famiglia materna, in particolare la zia ed il nonno".

Il personale della Polizia, dei Servizi sociali e il padre del bambino si sono quindi recati nella scuola, decidendo, dopo un contatto con la direttrice, di far uscire il minore dall'aula "per prepararlo all'accompagnamento". Questi si è però rifiutato di uscire, per cui sono stati allontanati gli altri alunni. Lo psichiatra e lo psicologo, viste le resistenze del minore, hanno chiesto l'intervento del padre, perché conducesse il figlio all'autovettura dei Servizi sociali, con la quale sarebbe stato accompagnato alla comunità di accoglienza. Nel corridoio, ha riferito ancora De Stefano, "la reazione del minore è diventata ancora più energica, sfociando in manifestazioni a carattere violento anche nei confronti del genitore e degli operatori intervenuti". Uscito dall'ingresso secondario dell'edificio scolastico, ha invocato "con urla l'intervento dei familiari della madre", giunti "muniti di telecamere".

A questo punto due agenti della Polizia hanno tentato "di fronteggiare i familiari", mentre un terzo operatore ha cercato "di aiutare il padre a condurre il figlio nell'autovettura". Nonostante la resistenza "sempre più accesa dei familiari", gli agenti sono quindi riusciti "ad allontanarli dal veicolo, consentendone la partenza". Di fronte alla protesta dei familiari nei confronti della Polizia, chiedendo "l'esibizione di provvedimento di diniego della sospensiva, un ispettore capo ha replicato, con espressioni assolutamente non professionali, che il grado di parentela con il minore non giustificava la richiesta".

Sul caso è arrivato anche il commento del ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri che, parlando da Palermo, ha sottolineato come ''la vicenda del bambino di Padova ha molto colpito l'emotività. Il capo della polizia ha aperto un'inchiesta per conoscere bene i fatti e prima di parlare bisognerebbe sapere bene tutto e sapere come si sono sviluppati i fatti. L'unica cosa che so è che la vera vittima è il bambino''

Per quanto riguarda i servizi sociali e il ruolo svolto dalle forze dell'ordine in casi come questi, il ministro voluto ribadire la professionalità della Polizia femminile che da sempre si occupa dei minori. "Io voglio i fatti. Per giudicare bisogna conoscere. E noi non conosciamo abbastanza per sapere. C'è un video, è vero. Ma non c'è il pregresso e il contesto, è un video parziale. Lasciamo che la magistratura faccia la sua parte e la polizia faccia la sua inchiesta'' (Adnkronos/Ign)

 


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