PIU' SICUREZZA E SERVIZI IN VIA CAPODISTRIA
Li continua a chiedere il comitato civico di Santa Bona
| Laura Tuveri |
Treviso - I residenti di via Capodistria, nel quartiere di Santa Bona, prendono carta e penna per scrivere una lettera aperta al sindaco di Treviso ed all’assessore alla Sicurezza, Andrea de Checchi, per denunciare, ancora una volta,la situazione di incuria delle proprietà pubbliche, scarsi servizi, e gli atti di microcriminalità e comportamenti violenti che nell’ultimo periodo si sarebbero intensificati.
Il Comitato civico di Santa Bona, pensa che la carenza di servizi significa che il quartiere si trasforma in ‘dormitorio’. “ In varie occasioni – scrivono - singoli cittadini si sono rivolti agli amministratori comunali chiedendo interventi per riportare il quartiere ad una condizione di maggiore vivibilità e per ‘togliere terreno’ alla microcriminalità.
Sono stati chiesti interventi preventivi come una maggiore presenza della Polizia Locale e una maggiore cura delle aree pubbliche del quartiere, è stata richiesta una illuminazione più efficace, un miglioramento del trasporto pubblico, anche nelle ore serali, è stato proposto che la zona venga dotata di servizi pubblici che a loro volta fungano da richiamo per gli esercizi pubblici che garantiscono una vitalità del quartiere anche dopo gli orari di ufficio”.
I cittadini lamentano lo scarso interessamento da parte del Comune che fino ad ora avrebbe offerto loro risposte che definiscono “di tipo ‘giudiziario’, oppure è stato detto loro di presentare denuncia così interverrà la Polizia Locale, oppure ancora “chiamate i Carabinieri”.
“Noi crediamo, invece, - scrivono gli attivisti del comitato - che il compito dell’amministrazione comunale non possa limitarsi al tentativo di contribuire alla repressione del fenomeno ma che, invece, debba essere principalmente quello di contribuire a creare le condizioni perché le zone a rischio della città escano da questa condizione di disagio grazie ad interventi di prevenzione e di rivitalizzazione”.
I cittadino propongono a sindaco e assessore soluzioni per l’immediato, come intensificare l’illuminazione e far presidiare il territorio, costantemente, dalle forze dell’ordine, ma anche ricette per il medio-lungo periodo. Riteniamo che la vera svolta possa essere rappresentata da una dotazione di servizi nel quartiere che lo faccia uscire dal cono d’ombra della “zona-dormitorio”.
Lo sviluppo di una rete di rapporti tra i residenti è una delle migliori garanzie contro la microcriminalità perché crea una solidarietà che si estende anche alla tutela delle persone e dei beni. E’ noto che in un quartiere socialmente vivace i fenomeni di criminalità trovano ostacoli molto più forti rispetto alle realtà in cui l’isolamento diventa indifferenza di tutti rispetto a quello che accade anche a pochi metri di distanza dal proprio appartamento.
Via Capodistria e le zone limitrofe, tra l’altro, sono nate intorno ad un progetto urbanistico che ha ancora grandi potenzialità inespresse, grazie alla presenza di aree verdi e della ex-sede circoscrizionale, ad esempio”. Il comitato chiede al sindaco un incontro per capire i provvedimenti che Ca’ Sugana intende adottare.