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16 dicembre 2024

Treviso

La protesta di baristi e ristoratori trevigiani: "I buoni pasto potrebbero non essere più buoni”

Dania Sartorato (Fipe): "Un sistema vessatorio ed inaccettabile"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Buoni pasto

TREVISO- Baristi, esercenti e ristoratori trevigiani esasperati dai buoni pasto. Aggravio dei costi e ritardi nei pagamenti stanno mettendo a dura prova la categoria che da domani, venerdì 14 febbraio, esporrà nelle vetrine di bar e locali la locandina di protesta “I buoni pasto potrebbero non essere più buoni”.

“Il sistema dei buoni pasto è distorto e vessatorio - denuncia la Confcommercio - alimentaristi, baristi, ristoratori ed esercenti si trovano costretti ad accettare sconti imposti che sfiorano il 20%, costi aggiuntivi di commissione e ritardo nei pagamenti. Per ogni 10 euro spesi, l’esercente ha un rimborso di 8 euro ed anche con ritardo. A fine anno la somma delle transazioni diventa un danno insostenibile per la piccola impresa.

“La questione è cruciale ed ormai è diventata inaccettabile”- spiega la presidente Dania Sartorato di Fipe Confcommercio della Provincia di Treviso- “persiste da anni in tutto il territorio ed ha già visto la nostra categoria impegnarsi sia a livello locale che nazionale in proteste diffuse e cause legali a Consip per scarsa vigilanza e danni procurati alle piccole imprese”.

A livello nazionale, la rivolta ha aggregato nei giorni scorsi tutte le sigle sindacali interessate e per la prima volta, la locandina di denuncia è frutto di un’azione congiunta cui aderiscono Fipe, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad, FIEPet Confesercenti e Fida unite una battaglia che da oggi, anche nel territorio trevigiano, vedrà esposte le locandine nei locali, negozi e pubblici esercizi.

“Scendendo nel dettaglio, i “piccoli” hanno ragione da vendere - spiega la Fine - si parte dagli sconti applicati nelle gare ad evidenza pubblica, la Consip non vigila sul rispetto delle condizioni contrattuali da parte delle società emettitrici, c’è inoltre un aggravio dei costi per la gestione del buono pasto elettronico per la mancanza di un sistema di codifica unica, senza contare che i contratti di convenzionamento sono complessi e con clausole vessatorie poco trasparenti. Ed il danno da ritardo nei pagamenti comporta un aggravio di costi a carico degli esercenti stimato attorno al 2%”.

“Per questi motivi”- conclude Dania Sartorato- “abbiamo deciso di inviare la locandina di protesta a tutti i nostri colleghi della provincia con l’obiettivo non solo di farci sentire, ma di sensibilizzare anche i consumatori sulla necessità di cambiare un sistema iniquo di cui spesso non sono a conoscenza”. Sulla stessa linea anche il presidente del Gruppo Unico Alimentare di Confcommercio Riccardo Zanchetta. In provincia, molti esercenti hanno già rinunciato ad accettare i buoni pasto. A Vittorio Veneto, il consigliere Pierpaolo D’Agostin ha rinunciato da anni, ritenendo il sistema troppo vessatorio.

 


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