Il renziano Marattin a Treviso: «Idee diverse dal PD. Percepiti come corpo estraneo nella sinistra».
Primo appuntamento degli scissionisti: si riparte da fisco, impresa e autonomia.
TREVISO - «In queste ore molti ci hanno invitato al dialogo, a restare nei confini della battaglia interna: la verità è che non c’era spazio per una battaglia interna. Su lavoro, debito pubblico, tasse, a fronte di una mia dichiarazione c'erano dieci, quindici colleghi del PD che rilasciavano smentite per tacciarmi di essere un uomo di destra, di avere torto, per darmi del fascista: non era un problema di comunicazione ma di idee diverse. Congressi con questa piattaforma ne abbiamo vinti due col 70% continuando a essere percepiti come corpo estraneo nella sinistra». Così ieri sera Luigi Marattin, già consigliere economico per i Presidenti Renzi e Gentiloni, nonché ex capogruppo PD in Commissione Bilancio della Camera, uno degli uomini chiave della scissione renziana e della nascita di Italia Viva.
Occasione per la prima uscita ufficiale in terra trevigiana della nuova proposta politica, il convegno, sul tema “Equità fiscale e autonomia”, organizzato a Treviso a Ca’ del Galletto dall’associazione Sempre Avanti (la corrente renziana ortodossa che all’ultimo congresso democratico lanciò le candidature alla segreteria di Giachetti e Ascani) e dalla rete dei Comitati di Azione Civile di Treviso, la base organizzata dell’ex segretario toscano sul territorio. A condurre la serata, il coordinatore Veneto di Sempre Avanti, Marco Caberlotto e quello locale della mozione congressuale, Alessandro Gheno. «Zingaretti parla di redistribuzione ma questo significa togliere ad alcuni per dare ad altri fette più piccole quando noi vogliamo crescita per tutti. Vedere nel 2019 un ministro come Provenzano parlare di “padroni” per riferirsi agli imprenditori è inaccettabile», le parole di Marattin.
Alla presenza di circa ottanta spettatori – pochi i giovani in una platea in media over 50, diversi i semplici curiosi, fra cui il Vicesegretario provinciale PD, Leone Cimetta – l’economista ha espresso la posizione del partito in materia di evasione mostrando scetticismo verso l’ipotesi al vaglio di PD e M5S relativa all’introduzione di tassare il prelievo di contante oltre i 1.500€, idea alla quale opporrebbe un azzeramento delle commissioni per l’utilizzo di carte di credito ed un credito di imposta per chi scelga di utilizzare modalità di pagamento elettronico. Criticando la posizione di diversi suoi ex compagni di viaggio, ha chiesto un sostegno fattivo alle imprese, uscendo da logiche di pregiudizio che puntino a considerare il cosiddetto popolo delle partite IVA a priori come evasore: «L'imprenditore non è un evasore che ancora non è stato scoperto. Abbiamo chiesto un sacrificio agli imprenditori per introdurre la fatturazione elettronica ma ora diamo qualcosa e quel qualcosa si chiama semplificazione e meno tassazione. Ho molto rispetto di Romano Prodi, ma se rilascia un'intervista in cui proclama il suo no all'evasione fiscale, io mi chiedo se basti dire solo questo, senza essere concreti. Chiediamo meno adempimenti».
Sulle accuse di dirigismo nel partito e su quelle del pericolo per il Paese di personalità accentratrici, chiarisce: «Un gruppo dirigente nasce solo se c'è un leader. Abbiamo paura dell’uomo solo al comando ma all'estero si chiama leadership e nessuno l’ha mai contesta a Tony Blair o ad Obama».
Marattin accusa PD e Lega di aver gestito male la partita dell’autonomia, gli uni essendosi limitati ad un calcolo di opportunità sul numero di competenze da trasferire e facendone una bandiera ideologica, gli altri per non aver aperto un confronto franco su una esigenza di riassetto dell’ordinamento e per aver troppe volte prestato il fianco ad una narrazione di un’autonomia a danno dei ceti meno abbienti e del sud: «Un federalismo vero c'è solo se accoppia autonomia a responsabilità. Non conta il numero di materie devolute: in un mondo globalizzato non è detto che tutto debba essere fatto a livello locale, pensiamo a energia, lavoro, ambiente, in cui gli effetti del vicino ricadono anche su di noi. Voglio un federalismo in cui ad ogni livello di governo corrispondano imposte proprie. Responsabilizzerebbe chi amministra perché il cittadino potrebbe valutare direttamente come e per cosa sono spese. Oggi l’Irpef deresponsabilizza chi amministra perché quelle risorse, con le addizionali, vanno un po’ allo stato, un po’ alle regioni e ai comuni».
Territorialmente il nuovo partito di Renzi dovrebbe fondarsi sulla rete di Comitati di Azione Civile con innesti provenienti dall’Associazione Sempre Avanti che, alle ultime primarie, è riuscita a strappare il 12,3% ai gazebo. Dal sito internet dei Comitati, si conterebbero attualmente tre sezioni, due a Treviso ed una a Castelfranco Veneto alle quali si aggiungerebbe un ulteriore gruppo in formazione a Motta di Livenza, per un totale di circa 34 militanti attivi, dato che, ovviamente, non può tenere ancora conto del grande risalto mediatico della scissione di questi giorni e di quella che sarà la presentazione di Italia Viva alla Leopolda del 18-20 ottobre, nonché nel numero di simpatizzanti dem ideologicamente vicini a Renzi che potrebbero migrare nelle prossime settimane. Dal PD provinciale, ad oggi, non si registrano esodi significativi. Diverse, invece, le personalità cittadine che, già in occasione della giornata di ieri, hanno espresso interesse verso il progetto, fra cui l’ex dirigente del Liceo Canova di Treviso, Alfea Faion. In attesa del lancio del partito, i locali comitati renziani sono già attivi anche sui social sin dal mese di febbraio.