Siamo tutte Giulia. Conegliano si flashmobilita per Giulia
Il flash mob organizzato dall’Usl 2 in piazza Cima a Conegliano, tra commozione, tristezza, rabbia, sgomento.
| Emanuela Da Ros |
CONEGLIANO - Giulia Cecchettin era in piazza Cima questa mattina. Piangeva, sorrideva dietro le lacrime, soffriva, si guardava intorno disorientata, angosciata, triste, e gridava il suo nome, insieme ad altre dieci, cento Giulia che avevano un nome diverso dal suo.
Giulia non era in piazza Cima questa mattina. Il suo corpo martoriato era sul tavolo autoptico di un laboratorio di medicina legale e prima ancora in un burrone vicino a un lago artificiale e prima ancora sull’asfalto di un parcheggio deserto e prima prima prima ancora era quello vivo, solare e dolce, di una ragazza che aveva una lunga vita davanti.
Giulia sarebbe potuta esserci. Perché le donne che cercavano negli occhi delle altre le ferite che riconosciamo erano lì anche per lei.
E‘ stato Paolo Patelli, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 2 a chiedere un minuto di silenzio alle persone che stamattina si sono incontrate in piazza Cima a Conegliano e a invitarle a gridare “Io sono Giulia”. Facendo echeggiare il nome (bellissimo) che da sette giorni speravamo non finisse nell’elenco delle 108 vittime di femminicidio registrate quest’anno.
Ma un flash mob può servire davvero ad arginare, curare, una piaga sociale che sembra sempre più infetta? Che anziché rimarginarsi si corrompe di più, considerato che il numero di vittime sta aumentando?
“Non so se qualcosa cambierà - dice la diciottenne Nausicaa Pagotto. - Non ho grande fiducia. Ma sono qui proprio perché la morte di Giulia è sconvolgente e incomprensibile, visto che è stata uccisa da un ex fidanzato. Se non mi posso fidare della persona cui tengo più, come affrontare il futuro?”.
Nausicaa Pagotto
Con Nausicaa ci sono mamma Viviana, Rossella e Annalisa. Alcune donne sono venute al flashmob insieme, per sostenersi, come Brigitte Hendrich, Eleonora Della Giustina e Gabriella Dal Cin. “Proviamo sgomento, indignazione e rabbia - dice Brigitte, mentre si viene a sapere dell’arresto di Filippo Turetta. “Mi viene da pensare che noi genitori abbiamo delle colpe nei confronti dei figli che abbiamo voluto fossero il top”, aggiunge Gabriella. “Credo che la responsabilità sia della società consumistica in cui viviamo - riflette Eleonora - . Il mito del possesso non si è limitato agli oggetti, ma anche alle persone”. “Sono scossa, affranta - dice Alessia Corocher, 26 anni -. Giulia potevo essere io, mia sorella, la mia migliore amica. Giulia è tutti noi.”
Viviana, Rossella e Annalisa
Alessia Corocher
Eleonora Della Giustina, Gabriella DalCin, Brigitte Hendrich
“Ho una figlia di 18 anni - commenta Manuela Valerio - e non sono solo turbata, ma spaventata. Per una violenza che dilaga con sempre più ferocia”. “Sono una mamma single - dice Roberta Spena - e sono preoccupata, ferita, mortificata come donna. Episodi come questo dimostrano che dobbiamo ancora lottare per avere libertà e dignità”. Silvia Mazzon, 37 anni, evidenzia la carenza di un’intelligenza affettiva: “Nella nostra società dovremmo porre attenzione ai bisogni primari, come quelli psicologici, affettivi, e invece ci si concentra su obiettivi meccanici, logici, privi di umanità”.
“Il lavoro di sensibilizzazione e l’educazione all’affettività dei figli maschi - chiosano le psichiatre Valeria Piasentin e Cristina Santin - deve continuare e diventare più profondo e radicato”. Alexandra, 27 anni, nasconde la commozione dietro gli occhiali scuri: “Un’altra vittima, una ragazza giovane…sembra che i moniti contro la violenza e i femminicidi non abbiano alcun effetto. Sono devastata, addolorata: ho seguito passo passo la storia di Giulia e fino all’ultimo ho sperato in un esito diverso”. Le sorelle Laura e Rachele, studentesse, accennano a due urgenze: l’educazione, a partire dalla scuola materna e un intervento legislativo che sia davvero un deterrente verso una violenza di stampa patriarcale che evidenzia come i maschi abbiano bisogno di decostruirsi, di allontanarsi da una percezione di sé che in qualche modo giustifica l’atavica aggressività”.
Laura e Rachele
Valeria Piasentin e Cristina Santin
3 - Alexandra, Roberta Spena, Silvia Mazzon
In piazza sono presenti anche la presidente del consiglio comunale di Conegliano, Isabella Gianelloni, da sempre in prima linea nella battaglia per i diritti delle donne, e il sindaco Fabio Chies: “E’ il momento della condivisione di un dramma collettivo - commento -. Che lascia profondamente addolorati. Anche in quest’occasione si è data eco ai soliti forcaioli: ma la strada per risolvere e prevenire questi drammi è un’altra”. Per la pittrice Claudia Buttignol la via del perdone e della comprensione non sono più percorribili” Siamo di fronte a un assassino, che ha premeditato un omicidio - afferma-. E ancora una volta è chiaro che viviamo in una società dal maschilismo radicato”.
Fabio Chies
Claudia Buttignol
Alessandra Patelli e Marito.jpg
“Questa tragica vicenda - commenta la giornalista e counselor Francesca Nicastro - sia un'occasione per ripensare i modelli educativi: nell'istruzione viene dato troppo spazio allo sviluppo cognitivo e all'acquisizione di nozioni; è invece prioritario far sperimentare ai ragazzi i sentimenti che ci rendono umani, come la gratitudine e la compassione, e i valori che danno direzione alle scelte e senso all'esistere. Serve aiutare le persone, soprattutto i genitori, a conoscersi in profondità, a gestire le proprie emozioni e a trasmettere questi strumenti ai figli. Si può fare molto nelle scuole e nelle famiglie adottando, ad esempio, la comunicazione nonviolenta. Serve poi un patto tra istituzioni locali - Ulss, comuni, scuole, famiglie- per la riduzione dell'uso e la gestione consapevole delle nuove tecnologie, che per caratteristiche intrinseche ci rendono più superficiali, frettolosi, disattenti, sordi ai bisogni nostri e degli altri.”
Francesca Nicastro