SILICONATURE VOLA IN CINA: A RISCHIO 140 POSTI DI LAVORO
L'azienda pronta a smantellare lo stabilimento sulla Pontebbana
| Milvana Citter |
GODEGA SANT’URBANO – Siliconature si prepara a traslocare in Cina. L’azienda obbligata a delocalizzare per la mancata autorizzazione all’ampliamento. Nei prossimi tre anni lo stabilimento sarà in parte gradualmente smantellato per trasferire la produzione in Cina. Incertezza 140 posti di lavoro.
Le voci sulla probabile delocalizzazione dell’azienda si erano diffuse la prima volta nel giugno scorso, anticipate proprio da Oggitreviso.it. Un fulmine a ciel sereno per i dipendenti, operai e impiegati che vivono tutti nel comprensorio. Poi tutto si era fermato, con una trattativa tra comune e azienda che sembrava poter portare a soluzione. Ora invece, pare che la decisione di lasciare non solo Godega ma addirittura l’Italia trasferendo l’attività in Cina sia diventata realtà. Indiscrezioni dicono che il figlio del titolare stia già facendo la valigia con direzione Pechino per iniziare ad organizzare il trasferimento.
Il Sindaco Alessandro Bonet però interviene con forza e afferma: "Noi non abbiamo detto no, anzi, a luglio abbiamo firmato una delibera in cui l'Amministrazione comunale si dichiara favorevole all'eventuale ampliamento dell'azienda, fatti salvi i lavori di adeguamento per l'abbattimento delle emmissioni acustiche. Tra l'altro è ancora in corso la trattativa tra l'azienda e i sindacati per risolvere la situazione".
In genere le aziende delocalizzano per andare a produrre in Paesi che garantiscono una minore pressione fiscale e migliori condizioni di lavoro. L’addio all’Italia della Siliconature Spa, nasce però anche e soprattutto da ragioni diverse, o meglio da problemi diversi. L’azienda che realizza supporti per etichette adesive con un fatturato annuo di 80 milioni di euro, infatti, deve andarsene perché il comune ha risposto picche al necessario ampliamento dello stabilimento. Una scelta motivata da un problema di inquinamento acustico che ha creato acredini tra i residenti e l’azienda e che ha spinto l’amministrazione comunale a chiedere alla proprietà di adeguare ulteriormente gli impianti. I titolari hanno accettato, iniziando un programma di lavori che pareva poter risolvere i problemi.
A quattro mesi di distanza, da quanto trapela invece, pare che non ci sia più nessuna speranza di trattenere l’azienda in paese. Anzi, i programmi dei titolari sarebbero già chiari: trasferimento graduale di gran parte dell’attività produttiva in Cina. Una parte dei settori produttivi dovrebbe rimanere in Italia, ma questo nuovo scenario lascia nell’incertezza i 140 dipendenti, operai e impiegati che vivono in paese e nel comprensorio.
Dopo alcune indiscrezioni nelle scorse settimane, in cui si paventavano trasferimenti in Austria piuttosto che in Slovenia, la notizia sta cominciando a circolare in veste ufficiale anche fra i dipendenti e l’azienda ha convocato per lunedì prossimo un’assemblea con i rappresentanti sindacali. Il tema oggetto dell’incontro è il futuro dell’azienda. Un futuro che, purtroppo, pare inesorabilmente già scritto.