Stangata la movida di Treviso: 34 i giovani sanzionati
Elevati verbali nei confronti di ragazzi dai 18 ai 25 anni che non rispettavano il distanziamento e non utilizzavano la mascherina
| Gloria Girardini |
TREVISO - Controlli della Polizia Locale di Treviso sul corretto uso della mascherina e sulle norme anti assembramento. Ieri sera, sabato 12 settembre, dieci agenti del Comando di via Castello d’Amore hanno pattugliato le vie e piazze del centro storico oltre ai locali aperti nei quartieri: sono 18 i giovani trovati verso le 23 in alcune zone del centro senza mascherina e senza alcun distanziamento, in piedi mentre parlavano, qualcuno con il bicchiere in mano, in palese violazione delle attuali norme che prevedono il distanziamento di almeno un metro e l’utilizzo della mascherina dopo le 18 sulle aree dove si possono creare assembramenti. Non solo, verso mezzanotte un gruppo di 16 ragazzi è stato trovato a consumare pizza al taglio su alcuni tavoli di un bar già chiuso, nei pressi di via del Municipio, senza ripettare la distanza minima di un metro. Solo all’arrivo degli agenti in uniforme alcuni hanno cercato in tutta fretta di indossare la mascherina.
«Al termine del servizio di controllo sono state elevate 34 sanzioni», spiega il comandante della Polizia Locale Andrea Gallo. «A non adottare le prescrizioni anti Covid-19 sono stati giovani dai 18 ai 25 anni, molti residenti fuori dalla Comune di Treviso. Il Comando di Polizia locale ha da sempre operato prima con un’azione di informazione e sensibilizzazione, precisando che in caso di violazioni palesi ci sarebbero state sanzioni. Così è stato fatto nella serata di ieri: le 34 multe in poche ore non sono poche ma si tenga conto che in generale, a fronte di un centro storico frequentato da alcune migliaia di persone, la percentuale di chi ha osservato le norme è stata la stragrande maggioranza». La stretta sui controlli proseguirà anche nelle prossime serate. Il comandante Gallo lancia un appello ai ragazzi: «Invito soprattutto i giovani a non sottovalutare i rischi alla salute propria e dei propri familiari che stanno a casa, magari anziani, e quindi soggetti più deboli e a maggior rischio».