Stop alla cava di Fassa Bortolo in Sicilia: "Ci sono reperti"
La Sovrintendenza ribadisce il no, Fassa:" Decidano: o le pietre o 100 posti di lavoro"
| Isabella Loschi |
TREVISO - Nuovo stop per il progetto di Fassa Bortolo in Sicilia. La Sovrintendenza regionale siciliana ai beni archeologici ha dato parere negativo al progetto di avvio di un sito estrattivo ad Agira, in provincia di Enna, su cui l’azienda di Spresiano avrebbe investito 25 milioni di euro. A comunicarlo sono fonti interne alla società, che hanno ricevuto due giorni fa la comunicazione.
Questo, sottolineano da Fassa Bortolo, nonostante si tratti della Sovrintendenza che, in passato, aveva autorizzato l'indagine di ricerca mineraria e nonostante una Valutazione di impatto ambientale favorevole ai proponenti. Per sbloccare l'iter burocratico, nei giorni scorsi, è intervenuta anche le camere di commerico di Treviso.
"Occorre che i siciliani risolvano da soli i loro problemi - ha commentato il presidente Paolo Fassa - e decidano se siano più importanti quelle pietre allineate o 100 posti di lavoro nella provincia italiana in cui la disoccupazione giovanile è la più alta del Paese". "Per poter fare quell'impianto - ha aggiunto Fassa - abbiamo già investito 2 milioni ora non ci rimane che replicare con opportuni ricorsi, purché le risposte siano rapide, non possiamo attendere in questa incertezza".
Nell'area che verrebbe interessata dall'attività estrattiva, sul versante meridionale del Monte Scalpello, si trovano reperti che confermano la presenza di un insediamento umano pre-ellenico, peraltro già individuato nel corso delle ispezioni effettuate nel 2014 e sostenute dalla stessa Fassa Bortolo, con archeologi nominati dalla Regione Sicilia.