Studenti di nuovo sui banchi ma con la paura di non farcela
Spiega Valentino Gastini, psicoterapeuta: "Si chiedono se saranno capaci di rispondere alle aspettative che genitori e insegnanti porranno su di loro e su come recuperare il tempo perduto”
TREVISO - Sono sempre i più belli i primi giorni di scuola. Ritrovare i compagni tre mesi dopo, maestri e professori, e quelle aule diventate anno dopo anno una seconda casa. Epperò non tutti i rientri sono uguali. Ci sono ritorni e ritorni. Nell’ultimo anno e mezzo quella seconda dimora è stata abitata se non poco, meno del solito. Ci si è persi di vista, più ancora si è smarrita quella familiarità che si nutre e cresce nella quotidianità dello stare insieme, alcune ore ogni giorno, per settimane e mesi. Il secondo rientro in pandemia su sta rivelando probabilmente più faticoso ancora, meno felice di quelli che furono.
Il dottor Valentino Gastini è psicologo e psicoterapeuta. E a lui che abbiamo chiesto di aiutarci a capire come i nostri ragazzi (molti di loro) stanno vivendo il ritorno sui banchi dopo l’interruzione forzata - chiamiamola così - della scuola come l’abbiamo sempre conosciuta e vissuta.“Re-incontrare compagni e amici di scuola, i professori e le maestre, rivedere e rivivere spazi che un tempo appartenevano alla quotidianità e che per un lungo periodo non si sono potuti frequentare daranno contemporaneamente il piacere di riprendersi un pezzo di vita, ma nel contempo attiveranno timori e preoccupazione in cui, sia i piccoli, sia i grandi, si chiederanno se saranno capaci di rispondere a quanto verrà loro chiesto, alle aspettative che genitori e insegnanti porranno su di loro e su come recuperare il tempo perduto”.
Qualcosa si può fare per aiutarli? Dovranno riappropriarsi della realtà scuola…
Innanzitutto sottolineiamo loro la positività del rientro. Un rientro che ci permette di poter re-incontrare gli amici in “carne ed ossa” e non solo come immagini virtuali in uno schermo. Il piacere di parlare con loro (per i più grandi) e il giocare con loro (per i più piccoli). Ritrovare il “come” stare insieme, il vivere una socialità vera, il piacere delle chiacchiere fatte lungo corridoi della scuola, del poter raccontare, raccontarsi e sentire i racconti degli altri.
Molti confidano di aver paura a tornare a frequentare la scuola.
Sarà utile anticipare loro che alcune paure e tensioni dopo un rientro così tanto atteso e sospirato sono del tutto normali. Pensiamo a noi genitori che saremo in attesa non tanto del loro primo rientro ma della loro prima uscita dalla scuola dopo i primi giorni di scuola. Li guarderemo cercando di capire come hanno vissuto questo rientro. Sarà quindi compito di noi adulti rassicurarli, normalizzarli nelle loro dichiarazioni di fatica, di incertezza e di paura, ma anche essere contenti con loro quando ci racconteranno dell'incontro con il loro amico atteso e aspettato da mesi, con la maestra , con i professori.
Dopo uno stop così drastico e ora con protocolli che di fatto cambiano in maniera significativa stili di comportamento e persino i movimenti all’interno della scuola, non sarà facile.
Cerchiamo progressivamente di ricostruiamo un modello di “vita – scolastica” che loro conoscono bene, e proprio perché conosciuto rassicurante (anche se non sempre piacevoli), fatto di orari, cadenze, ritmi, ecc. . Riprenderà così corpo un tempo per lo studio, un tempo per andare a letto e uno per il risveglio, uno per non perdere l'autobus che ci porterà a scuola; momenti, ritmi, processi che già conosciamo, già sperimentati e già facenti parti della nostra di scolari/studenti.
Più complicato ancora con gli gli alunni delle scuole dell’infanzia e primaria, è vero?
Per i più piccoli sarà per loro utile riavvicinarsi alla realtà scuola con gradualità, diamo ai bambini un po' di più tempo per fare le cose. Dobbiamo tenere conto che nel rientro in presenza oltre a trovare gli amici e compagni che non vedevano da tempo dovranno riabituarsi, nel bene e nel male, al confronto con l'altro, aspetto questo mai facile e scontato.
E se - e questo vale per tutte le età- i nostri studenti dovessero descriverci momenti difficili, di tristezza, sentimenti incapaci di gestire nella vita scolastica quotidiana, che cosa suggerisce di fare?
Incentiviamoli a un confronto con i pari, con l'amico , con il compagno di banco in modo da evidenziare loro che le sue paure, le sue incertezze i suoi timori sono i timori di tutti. E tutti sono alla ricerca di un modo per affrontarli e superarli.
I genitori a casa invece come potranno aiutare i propri figli?
Sarà fondamentale, ed è questo l'elemento cruciale dell'aiuto che possiamo dare ai nostri figli, cercare di gestire al meglio quest'onda emotiva che arriverà quotidianamente in casa fatta di paure di non riuscire, di non soddisfare le aspettative, della fatica nel sostenere tempi e ritmi scolastici, dei conflitti-scontro relazionali che si vivono giornalmente a scuola con i coetanei, con gli insegnati, ecc. creando momenti di ascolto, di attenzione, di condivisione con loro. Li faremo divenire partecipi del fatto che le loro paure, ciò che ci raccontano sono state (a suo tempo) anche le nostre paure e assieme si potranno trovare soluzioni e strategie per gestirle e superarle.