Sulla sanità va ceduta parte della sovranità
TREVISO – In questa fase ancora molto difficile per la pandemia da coronavirus il prof. Giorgio Palù, virologo di fama internazionale. Nativo di Fontanelle e studente del Liceo “Flaminio” di Vittorio Veneto, già preside della Facoltà di medicina all’Università di Padova, accademico con diverse centinaia di pubblicazioni, fino all’anno scorso Presidente dell’Associazione Europea di Virologia e fino a tre mesi fa presidente dell’Associazione di Virologia Italiana ha accettato l’invito per questa intervista.
Le Società di Virologia Italiana ed Europea, in questa situazione a dir poco drammatica ha espresso degli orientamenti condivisi per superare questa grave pandemia?
A dirla con tutta franchezza, nessuna delle due Società ha ancora espresso una valutazione scientifica ed una posizione di indirizzo operativa sulla situazione che stiamo vivendo anche perché si sono già espressi in tal senso OMS ed ECDC.
Nella Storia ci sono dei momenti che segnano la vita della società. Il coronavirus può essere interpretato come un momento di rottura tra un prima e un dopo? Quali possono essere gli effetti di questa pandemia nella società italiana?
L’attuale pandemia è l’ultima manifestazione che ha investito il mondo globale. Notizie certe non mancano, a partire dal Medio Evo, dalla peste che partì dall’Oriente e infettò il mondo. In Europa, dove all’epoca venne decimato circa un terzo dei suoi abitanti. In tutte quelle calamità gli effetti erano devastanti e comportarono drastici cambiamenti anche a livello di vari Governi. La cultura con le sue variegate espressioni, dall’Arte alla Filosofia, senza dimenticare la Letteratura hanno lasciato grandi capolavori. Vale la pena citare I Promessi Sposi di Manzoni e La Peste di Camus con le pagine dolenti sul flagello epidemico. L’epidemia del vaiolo, con oltre 100 milioni di morti, decimò dinastie reali come gli Stuart in Inghilterra. La spagnola nel secolo scorso si portò via dai 50 ai 100 milioni di vite. Recentemente l’Asiatica nel 1957 (H2N2) e la Hong Kong (H3N2) nel 1968 furono micidiali. E per concludere ricordiamo il Lazzaretto Vecchio, un’isola della Laguna Veneta che con il suo Ospedale curava gli appestati durante le epidemie.
Dopo una fase di incertezza, l’Europa si va facendo carico delle conseguenze del coronavirus. A tuo avviso, questa realtà potrebbe/dovrebbe spingere verso il superamento degli interessi nazionali in materia sanitaria, delegando sovranità a favore della cooperazione europea?
All’inizio l’Europa ha dato una pessima prova, inseguendo la logica della “propria” convenienza nazionale, quasi l’atteggiamento delle spallucce, da parte di Francia e Germania. La situazione si è modificata negli ultimi giorni, ma è necessario che sulla sanità venga ceduta almeno parte della sovranità. Ci sono due Istituzioni in Europa, a Ginevra l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e a Stoccolma l’ECDC (European Centre for Disease Control che potrebbero armonizzare almeno alcune procedure. Tanto per esemplificare si potrebbero utilizzare i medesimi criteri di notifica per le morti e per le varie tipologie dei ricoveri.
E’ possibile e corretto individuare una data, in cui si potrebbe arrivare al cosiddetto picco del coronavirus? E’ credibile la data di metà aprile?
Nelle ultime tre giornate (22, 23 e 24 Marzo) c’è stata una inversione di tendenza. Se la pendenza della curva dei casi incidenti (che indica il tasso con cui si scoprono i nuovi positivi al virus) continua a deflettere, solo allora sarà più facile fare delle predizioni su quando finirà l’epidemia.
Cosa pensi della sperimentazione del farmaco Avigan partita nel Veneto?
Si tratta di Favipiravir, un farmaco sperimentale, la cui utilizzazione è stata avviata dai giapponesi per trattare l’infezione da virus influenzale resistente agli antivirali specifici (Oseltamivir e Zanamivir). E’, comunque, un farmaco che necessita di essere sperimentato, per conoscere se è in grado di impedire la diffusione del virus. Mancano studi clinici controllati anche se le prime indicazioni dalla Cina sembrano parlare di una molecola con un certo grado di attività anti-SARS-CoV-2.
Puoi darci qualche informazione di ciò che bolle in pentola oggi in Italia su questo versante?
In Italia è stato avviato lo studio di un protocollo per l'individuazione dell’efficacia di un altro farmaco sperimentato con successo contro l’artrite reumatoide, il tocilizumab, che agirebbe migliorando l’infiammazione polmonare causa di grave e spesso letale scompenso respiratorio.