SVENTATO UN SEQUESTRO DI PERSONA
Tre dei malviventi risiedevano a Treviso. Arrestati
VENEZIA, 24 MAR - La loro specialità erano gli assalti alle ville, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma stavano per fare il salto di qualità, con il progetto di rapimento della figlia di un industriale, i componenti di una banda italo-albanese sgominata dalla Polizia di Venezia.
Gli agenti tenevano da un mese gli occhi puntati sul gruppo criminale, con intercettazioni ambientali e telefoniche. Quando hanno capito che stavano per passare all'azione, con il sequestro di persona, sono usciti allo scoperto.
Cinque gli arrestati, tre albanesi e due italiani. Gente pronta a tutto, secondo gli investigatori, anche ad uccidere se fosse stato necessario. Come avevano intenzione di fare il 16 febbraio scorso a Pramaggiore (Venezia) nell'assalto alla villa di Graziano Zucchetto, di fronte alla reazione del quale uno dei banditi non aveva esitato a sparargli ad una gamba, riarmando poi la pistola e puntandola nuovamente ad un fianco dell'uomo; l'arma fortunatamente si era inceppata, e il malvivente aveva perso il caricatore.
Non paghi del bottino (50 mila euro più orologi ed altri oggetti in oro) i malviventi stavano per assaltare il 17 marzo a Mansué (Treviso) e il 20 marzo a Prata di Pordenone, le ville di due imprenditori del mobile. Ma il progetto fallì, perché la polizia aveva messo nel frattempo sotto protezione le vittime.
"Era una banda pericolosissima - ha detto il questore di Venezia, Fulvio Dalla Rocca - che se non fosse stata fermata in tempo avrebbe seminato il terrore in tutto il Nordest". Ieri il gruppo di malviventi aveva deciso di sequestrare la figlia di un industriale che vive in una villa tra Martellago (Venezia) e la strada del Terraglio, che unisce Mestre a Treviso.
A questo punto la squadra mobile veneziana, che li stava intercettando, ha deciso di intervenire e con un blitz ha bloccato a Meolo (Venezia) una Mercedes nella quale sono stati trovati passamontagna, stringhette di plastica per legare i polsi ed una pistola semiautomatica marca "Zastava", con un caricatore contenente 8 cartucce cal.7,65. Subito è stato immobilizzato il più pericoloso del gruppetto, Arapi Eduart Mastrangioli, 32 anni, che aveva la pistola nella cinta dei pantaloni, evaso a dicembre da un carcere di Barcellona (Spagna) dove stava scontando quasi 7 anni per una rapina a mano armata in un hotel; poi suo nipote Ledjan Lugia, 23, e il cugino di questi Eduard Lufi, 25, entrambi domiciliati a Cessalto (Treviso).
Contemporaneamente sono stati ammanettati i cugini Corrado Di Giovanni, 50 anni, di Pasiano di Pordenone, e Massimo Di Giovanni, 31, di Ponte di Piave (Treviso): il primo era il basista, rappresentante di vernici per mobili, collaboratore oltre che di Zucchetto, anche di numerosi altri industriali del legno, con fabbriche nel Nordest.
Il secondo invece frequentando i night del Veneto orientale aveva conosciuto gli albanesi riferendo loro le 'dritte' passate dal cugino, cioé i dettagli di dove i suoi clienti industriali tenevano in casa le casseforti, e se ne possedevano, di auto come Ferrari, Maserati e Porsche. A sua volta Massimo Di Giovanni, assieme ai tre albanesi, effettuava i sopralluoghi delle ville che avrebbero dovuto rapinare.
La polizia ha in mano un'agenda fitta di piantine e strade, probabilmente possibili obiettivi dei criminali, la cui cattura é stata comunicata anche a Zucchetto. L'industriale, tra le lacrime, ha ringraziato la polizia. "Finalmente esco da un incubo" ha detto agli agenti.