"Un contributo alle famiglie che ospitano i profughi ucraini"
La richiesta di Cisl Veneto, Forum Terzo settore e associazioni ucraine a Zaia : "Per loro non è stato previsto alcun ristoro economico nonostante l’impennata di prezzi e bollette”
| Isabella Loschi |
TREVISO - Un contributo a sostegno delle famiglie che, con profondo senso di solidarietà, hanno aperto le porte di casa per accogliere i profughi ucraini in fuga dalla guerra. La richiesta, rivolta al presidente della Regione Luca Zaia, arriva da Cisl Veneto, Forum Terzo settore Veneto e da sei associazioni ucraine del territorio: (Amvo, Noi Migranti ODV, Roksolana, La Rondine, Associazione Ucraina Insieme, Comunità ucraina di Vicenza e Malve di Ucraina).
“I dati della Protezione Civile confermano che sono poco meno di 10mila (il 40% è costituito da minori) le persone ucraine che hanno trovato ospitalità ed accoglienza nella nostra Regione – si legge nella lettera - . Sappiamo che a dare un tetto e il necessario per vivere a queste persone sono stati soprattutto i privati cittadini: familiari e conoscenti immigrati, in gran parte colf e badanti e, a volte, i loro datori di lavoro, oppure volontari che hanno messo a disposizione un alloggio”. “Tuttavia, “per questi ‘ospitanti’, che si sono fatti carico dei relativi costi di riscaldamento, energia elettrica e, spesso, anche della spesa alimentare e di altri generi necessari – prosegue la missiva - non è stato previsto alcun ristoro economico”, in un periodo, tra l’altro, in cui si è registrata un’impennata dei prezzi di gas ed energia elettrica”.
La proposta di Cisl Veneto, associazioni e Forum è pertanto di destinare a chi si è fatto carico di ogni spesa di ospitalità una parte dei fondi raccolti dalla sottoscrizione attivata dalla Regione del Veneto in favore dei profughi. “La guerra in Ucraina ha fatto nascere un forte sentimento di solidarietà verso questo popolo vittima di un’aggressione criminale da parte della Russia come è nella cultura veneta – commenta il segretario generale Cisl Veneto Gianfranco Refosco – molte persone e molte famiglie si sono attivate concretamente, aprendo le proprie case all’accoglienza di chi è fuggito dalla guerra. È però necessario – sottolinea - che questa ospitalità venga promossa, anche contribuendo alle spese che sono state generosamente sostenute”.