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18 aprile 2024

Conegliano

Un nuovo modo di fare scuola. A Codognè

Classi aperte e innovazione all'Istituto Ferracini

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Un nuovo modo di fare scuola. A Codognè

CODOGNE' - In un momento in cui la scuola italiana si interroga sulla modalità più opportune per rendere la partecipazione al processo formativo il più possibile inclusiva, è significativo apprendere che nella scuola secondaria di un istituto comprensivo della provincia di Treviso questa esperienza è consuetudine già da anni e gode dell’unanime consenso delle studenti e dello loro famiglie. Siamo a Codognè, dove, da alcuni anni, le classi dell’Istituto Ferracini sono impegnate in un’esperienza di “classi aperte” durante le ore di matematica ed italiano. Abbiamo intervistato la dirigente scolastica, prof. essa Emanuela Da Re, che ci conduce a comprendere come si possa, talvolta, nei fatti interpretare in anticipo le volontà del legislatore.

 

In che cosa consiste i progetto “classi aperte”?

Si tratta di una iniziativa importata nell’istituto da una docente di matematica che, agli inizi 2000 si trasferisce da Milano a Codognè e propone alle colleghe l’esperienza che il suo istituto di provenienza, nell’interland milanese, da anni stava attuando con successo. Di fatto, si è trattato di coinvolgere, inizialmente, le classi terze, superando il modello tradizionale della didattica per classe e operando invece attraverso una ricomposizione del gruppo di studenti, divisi per gruppi, sulla base delle competenze acquisite.

Si sono formati, in tal modo, almeno tre nuovi gruppi: quello impegnato nel recupero, quello che si dedica al consolidamento degli obiettivi minimi e quello che, grazie al successo scolastico, può potenziare le competenze, anche in vista della scelta della scuola superiore. I tre gruppi sono seguiti da insegnanti dell’Istituto attraverso un percorso fortemente orientato alla consolidamento della proprie specifiche caratteristiche omogenee nel gruppo. Ciò ha consentito anche di attuare un’esperienza di didattica laboratoriale, in cui ciascun gruppo lavora per piccoli obiettivi, nell’ottica di una collaborazione reciproca che richiama molti aspetti significativi della peer education. La riuscita dell’intero progetto è garantita dalla proficua collaborazione tra i docenti, chiamati a confrontarsi, costantemente, sui contenuti degli interventi e sui risultati della valutazione dei gruppi di lavoro.

 

Che evoluzione ha seguito questa esperienza?

Dopo il primo periodo di sperimentazione, preso atto della efficacia formativa degli interventi, l’esperienza si è estesa anche alle altre classi e ha cominciato a coinvolgere anche l’insegnamento della lingua italiana, mantenendo, di fatto, identica conformazione dei gruppi di lavoro. L’esperienza, di norma, ha inizio nel mese di novembre e termina nel mese di maggio, trovando spazio per almeno un’ora a settimana per ciascuna delle materie coinvolte.

 

Quali sono i vantaggi che si ottengono con questo nuovo modello didattico?

Innanzitutto, questa didattica ha il merito riconosciuto di personalizzare l’azione educativa, tentando di dare una risposta significativa e misurabile ai bisogni educativi e alle aspettative di ciascuno studente. Inoltre, grazie alla individuazione di gruppi omogenei di studenti, permette a tutti, in modo diversificato di ottenere successi, che operano come straordinari rinforzi per l’ordinario percorso di apprendimento. L’esperienza della didattica per gruppi offre la possibilità agli studenti di misurarsi con livelli di apprendimento, via via, più complessi, sino ad arrivare alla proposta di azioni didattiche evolute, quali il problem solving, esercizio avanzato di capacità critiche e argomentative, per esempio.

 

Non ritiene che dietro questo modello possa nascondersi una didattica troppo selettiva?

Assolutamente no, poiché questo modello offre a tutti gli studenti la possibilità di confrontarsi, al momento opportuno per ciascuno, con traguardi più impegnativi di apprendimento, garantendo ad ognuno la possibilità di migliorare, partendo dal proprio profilo di apprendimento e non essendo obbligato a seguire il percorso ordinario della programmazione della classe, che può presentare tempi e modi di apprendimento non in sintonia con le capacità di ciascuno studente. D’altra parte, la recente normativa sugli alunni con bisogni specifici di apprendimento del marzo scorso ha confermato la validità dell’iniziativa di questo Istituto, che ha mostrato di sapere, per tempo, interpretare il tema del successo formativo con soluzioni concretamente apprezzabili.

 


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