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10 settembre 2024

Vittorio Veneto

Un paracarro tribolato tra l'angelo custode e Zarathustra

"Il nuovo paracarro è fatto di due spezzoni di colore diverso"

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

Paracarri

VITTORIO VENETO - Ai tempi nostri, quando il Catechismo era una cosa seria con tanto di diploma a fine anno per i meritevoli, insegnavano che ognuno fin dalla nascita non cammina mai solo sulle strade del mondo, così spesso impervie e insidiose; ciascuno sulle spalle ospita due entità sovrannaturali. A sinistra (non chiedetemi perché a sinistra) alberga il diavoletto con le sue continue istigazioni ad uscire dal retto seminato, rattristando in tal modo i genitori. Invece, fino alla fine dei giorni, sulla spalla destra veglia insonne l’angelo custode. Questo Spirito secondo la Dottrina esercita delle funzioni ben codificate nella dolcissima preghiera della sera che, avanti l’avvento dei tablet ottundenti le menti dei bambini, si recitava dopo aver ascoltato un capitolo del Libro delle Fiabe.

 

La preghiera diceva così: “Angioletto di Dio che sei il mio custode illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato/a dalla pietà celeste. E così sia”. Recitata l’invocazione ci si addormentava con la carezza di viatico del genitore A o B, che allora si chiamavano mamma o papà. Queste memorie di teologia infantile servono a spiegare che deve esser stato proprio l’angelo custode ad evitare danni seri a quel bambino che circa un mese fa, appoggiatosi ad uno dei paracarri che fanno ali alla Fontana del Cardinale in duomo, l’ha visto di botto schiantarsi al suolo. Dopo le foto dello schianto apparse sui social lo spezzone fratturato è sparito mentre la base, ancorata in sede, ha subito le immancabili critiche degli autoctoni. Questo spezzone infatti presentava un precedente intervento di restauro “creativo” con delle staffe arrugginite che probabilmente dovevano rinforzare il paracarro già con evidenti linee di frattura.

 

Ora per collocare le staffe, perché non debordassero, si scavò a mazzuolate la base del manufatto stesso che, a rigor di logica, non dovrebbe poi averne tratto così tanto giovamento. Una delle staffe peraltro saltò quasi subito. La buona notizia, che addolcisce il finale, è che pur in piena canicola il manufatto è stato sostituito con sconosciuto tempismo. La sorpresa aggiuntiva è che il nuovo paracarro è fatto di due spezzoni di colore diverso. Ciò ha attizzato nuove taglienti critiche con replica standard: Voialtri se sol boni a criticàr: se te fa parchè te à fat, se non te à fat parché no te fa. E ricordeve che sol che chi fa, el sbaglia! Così parlò Zarathustra.

 

 


 

 

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Michele Bastanzetti

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