Una casa per “Sara”. E la sua famiglia
Sfrattata da un’abitazione invasa dalla muffa, una famiglia pievigina - con gravi problemi di salute - cerca una casa in affitto
| Emanuela Da Ros |
PIEVE DI SOLIGO - Per l’affetto che lega i suoi componenti, la famiglia di Sara (il nome è di fantasia) è un po’ quella del Mulino bianco. Se non fosse che il mulino ha il tetto sfondato, non ha ruote, non ha pale. Non ha il riscaldamento, e le pareti delle stanze sono corrotte dalla muffa. Il “mulino bianco” della famiglia di Sara è una casa in affitto, a Pieve di Soligo. Parecchi mesi fa il tetto dell’abitazione è stato compromesso dalla grandine.
Il proprietario l’ha temporaneamente coperto con dei teloni di plastica, ma l’acqua piovana ha trovato il modo di penetrare all’interno, rendendo umide e malsane le stanze del primo piano ormai invase da uno spesso strato di muffa. Sara, il marito e la figlia adolescente in attesa di un risanamento sono stati costretti a occupare solo le due stanze al piano terra. E qui da mesi vivono senza riscaldamento, perché - guai su guai - anche la caldaia nel frattempo si è rotta. Sara lo racconta a OggiTreviso pregando nella discrezione.
“Non chiedo la carità - dice -. Vorrei solo un’alternativa. La possibilità di avere un’altra casa in affitto per me e la mia famiglia. Il 31 gennaio scorso è scaduto il contratto dell’abitazione dove sto attualmente e il proprietario non vuole rinnovarlo, né intervenire sulla casa finché sarà occupata. Il problema è che non riesco a trovare nulla. Nonostante le tante case vuote, sembra impossibile trovare un appartamento in locazione”. Non è solo una questione di “casa”, anche se il problema è prioritario. Sara, lo scorso novembre, è stata ricoverata per una grave emorragia cerebrale.
“Erano settimane - spiega - che avevo un forte mal di testa e la Tac ha rivelato un problema alla testa. Dopo l’operazione, il 29 dicembre scorso sono stata dimessa, ma mi sento ancora molto debole”. Originaria del Marocco, come il marito (sofferente di una patologia cronica), Sara è in Italia da qualche decina d’anni. Dapprima lei e la sua famiglia risiedevano a Cordignano, poi - per motivi di lavoro - si sono trasferiti a Pieve. I due coniugi hanno una figlia adolescente che frequenta una scuola superiore con impegno e ottimi risultati. E che però, tornando a casa, si trova a vivere in una sorta di anfratto umido e freddo. Da cui oltretutto dovrà andarsene a breve. Sara, il marito e la ragazza si sono integrati bene nella realtà pievigina, hanno - o avevano - una vita normale e dignitosa, ma la situazione abitativa insostenibile li ha messi in crisi. Eppure non desiderano elemosinare aiuti. Vista l’urgenza di una soluzione si sono rivolti ai Servizi Sociali del Comune, ma - considerate le difficoltà in cui anche questo versa sul fronte dell’emergenza abitativa - sperano nella sensibilità di qualche privato, a cui chiedono un piccolo appartamento in affitto. Nient’altro.
“”Purtroppo l’emergenza abitativa - commenta l’assessore Tobia Donadel - è un problema grave, a Pieve di Soligo come in altri comuni. Non abbiamo case popolari libere e nonostante stiamo investendo risorse proprio in questo ambito, dobbiamo evidenziare che la domanda supera ampiamente l’offerta disponibile. Il caso di Sara, che mi viene sottoposto, si affianca ad almeno tre altre situazioni che richiedono una celere soluzione. A cui non è facile arrivare. A Pieve di Soligo possiamo contare su alcuni alloggi della Caritas per far fronte a emergenze immediate ma di breve durata, ma anche questi sono sempre occupati. Una volta ho dovuto far ospitare una famiglia all’hotel Parè di Conegliano per qualche mese, chiedendo aiuti fuori dal comune: i Servizi faticano a farsi carico di necessità che sono numericamente in aumento.”